Ninni - Roberto Vecchioni

"Che cos'é per voi l'amore?
Un giorno una maestra della scuola primaria provò a far riflettere i suoi alunni sul mistero centrale della vita umana.
Un bambino accolse la domanda con grande serietà, come sanno fare i bambini quando li metti di fronte all'essenziale.
Socchiuse gli occhi e nel silenzio in cui gli altri cercavano ancora parole maldestre disse:
'E' quando la mamma mi chiama. Nessuno dice il mio nome come fa lei.
Quando lei dice il mio nome, so che non può succedere nulla di brutto.
Il mio nome nella sua bocca è al sicuro' (...)
Quel bambino aveva ragione e a oggi non conosco definizione più rigorosa dell'amore.
Un nome al sicuro, sempre e comunque, qualsiasi cosa succeda, nella bocca di qualcuno.
Il nostro nome, custodito e pronunciato con amore, anche se lo condividiamo con altre migliaia di individui, contiene l'essenza della nostra persona: le sue fondamenta relazionali, il luogo in cui è se stessa ed esiste senza bisogn0 di dover dimostrare che si merita di vivere. (...)

In realtà ciò di cui abbiamo bisogno è che il nostro nome sia sulla bocca di qualcuno che ci ami sempre e comunque, come volle si scrivesse sulla sua lapide lo scrittore Raymond Carver:
'Hai avuto quello che volevi dalla vita? Si.
E cosa volevi? Potermi dire Amato, sentirmi Amato sulla Terra'
Avere un nome che suoni come la parola Amato è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Questo è il nostro vero nome, un nome al sicuro dalle morte."

Così lo scrittore Alessandro D'Avenia, introduce l'imponente volume dedicato al Purgatorio dantesco, edito da Mondadori nel 2020, commentato da un grande divulgatore dell'opera del Sommo Poeta, Franco Nembrini, ed illustrato da uno dei più prestigiosi disegnatori delle storie Marvel, Gabriele Dell'Otto.

"Mia madre è stata un personaggio importantissimo, direi un mito, per quello che era, per la sua sicurezza, per la sua dolcezza, per la capacità di capire i problemi anche da distante, per la libertà che mi ha lasciato e anche per il pugno fermo che aveva se cadevi nelle situazioni sbagliate.
Dire che è stata una guida notevolissima nella mia vita, anche affettivamente ho riportato molte cose da lei, mi sono sempre paragonato a lei in situazioni di affetto.
Mia madre aveva la capacità di dare gioia a tutti e mi voleva un bene enorme."

E' il 2007, Roberto Vecchioni, racconta così di sua madre a Francesco Marchetti per il sito online "Wuz".
Una vita al contatto con gli studenti di liceo classico e università, il "prof" Vecchioni nella sua lunga carriera cantautorale, in mezzo a brani di denuncia sociale e politica, affina spesso la sua poetica in memorie familiari.
I suoi genitori, la sua donna, i suoi figli sono spesso al centro delle sue canzoni più intime, svelando una sensibilità, non comune, scevra da ogni retorica, anzi, in alcuni momenti, sollecitata da eventi drammatici.
"Ninni" è contenuta nell'album del 1978 "Calabuig, Stranamore e altri incidenti", che arriva poco tempo dopo "Samarcanda", il 33 che dà a Vecchioni grande popolarità, grazie alla canzone che dà il titolo a tutto il disco.
"Ninni" è il soprannome che la madre usava con il piccolo Roberto e l'autore tra una citazione di Borges e Bergman. L'autore descrive un salto all'indietro nel tempo e immagina di incontrare non solo se stesso, ma anche sua madre, suo padre e suo fratello con vent'anni di meno.

Scrive Paolo Jachia in "Roberto Vecchioni da San Siro all'Infinito" (Ed. Ancora, 2020):
"In questo testo l'elemento centrale è così il dialogo con la madre che adombra - ancora una volta - quello con se stesso, grazie al quale riesce a ricuperare quell'identità che il tempo ed esperienze di sconfitta hanno appannato. (...)
E' attraverso il dialogo e il ricordo della madre ('Tu sei bella') che Vecchioni riesce a ricuperare una sua identità etica ed esistenziale ('tuo figlio non è cambiato') che il dolore e la vita hanno messo in crisi ma non spezzato."

Precisa ancora Vecchioni, ripensando alla figura di sua madre:
"Molte delle mie canzoni sono ritratti, altre sono spaccati di un modo di vivere.
In molte mie canzoni il mito è fondamentale, il mito è qualcosa che non muta mai, che hai dentro di te, non ha tempo, non ha spazio.
Il mito tocca il cuore e il cervello, è una spiegazione del nostro vivere oggi.
Il mito illumina le nostre radici."

Proprio come quella mamma che chiama "Ninni"
 



Grazie a Bob e a Stefano per l'appassionata segnalazione di questo brano.

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