Song for orphans - Bruce Springsteen

da "Il brillìo degli occhi"  di Julian Carron
(ed. Nuovo Mondo, 2020)

"Nella nostra società la parola 'autorità' è spesso guardata con sospetto, identificata con un potere che sottomette o con un personalismo che lega a sè le persone.
Ma nella vita della Chiesa, nel popolo di Dio, essa - sottolinea don Giussani - non è, non può essere tale: 'L'autorità, la guida, è proprio il contrario del potere, non esiste neanche una virgola, neanche un punto della parola potere (...)'

Che cosa caratterizza allora il rapporto con l'autorità, l'appartenenza al popolo di Dio?
Tale rapporto è ben espresso nella parola figliolanza (...)
E' per le vie della filiazione che l'accento di una compagnia vera, l'originalità di un carisma (...)
Giussani ci ricorda che dell'autorità si è figli: 'Un figlio prende il ceppo del padre, è costituito dal ceppo del padre. (...)
Perciò la parola autorità - che potrebbe avere come sinonimo la parola paternità, generatività, generazione, comunicazione di genus, di ceppo di vita, cioè l'avvenimento per cui l'io mio viene investito e reso diverso da questo rapporto - è seguita dalla parola libertà, genera libertà: l'essere figlio è libertà.
Uno non può essere padre, generatore, se non ha nessuno come padre.
Non - attenzione - se non ha avuto (un padre), ma se non ha (al presente) nessuno come padre.
perchè se non ha nessuno come padre (...) non è una generazione.
La generazione è un atto presente. (...)
Non basta tuttavia che ci sia questa paternità presente, occorre che io sia disponibile a lasciarmi generare da essa. Dalla disponibilità ad essere figli dipende tutta la fecondità della nostra vita" 

Anche se indirizzato soprattutto agli aderenti del movimento, il saggio di don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, nel solco del carisma del fondatore Luigi Giussani, è un invito all'affronto del senso della vita anche per tutti gli uomini e le donne alla ricerca di un punto decisivo per la propria esistenza.

"Tutto il significato del rock'n'roll sta nella parola 'papà"
Parole di T-Bone Burnett, uno dei più grandi produttori e arrangiatori americani, impegnato nella riscoperta delle origini della musica popolare americana.

"Le canzoni di Bruce Springsteen sono l'abbozzo di una teologia: una teologia del Padre o della sua assenza. Perchè tra padre terreno e padre celeste si apre uno scambio, un transito, un passaggio, una trasmigrazione: il primo si dilata fino ad assumere i contorni dell'altro, fino a confluire, a confondersi nell'altro.
Padre terreno e Padre celeste diventano, a tratti, indistinguibili.
Il mondo del primo significa, restituisce il volto dell'Altro.
Indagarne i riverberi, le incarnazioni, i volti, consente di cogliere il perimetro della 'teologia del Padre' tracciata nella produzione del rocker."
Così scrive acutamente Luca Miele, esperto della storia del rock e dei suoi più illustri interpreti, sulle pagine dell'Avvenire' e dell' Osservatore Romano, nel bel libro "Il vangelo secondo il rock" (Claudiana, 2018)
E' indubbio che gli indizi dello sviluppo di questa particolare "teologia" sono disseminati in diverse canzoni dello sterminato, lungo quasi mezzo secolo, 'songbook' del rocker del New Jersey.
"Con mio padre ci sono voluti trent'anni per dirci che ci volevamo bene.
Ricordo che 1981 ero appena tornato da alcuni concerti in Europa quando ricevetti una telefonata.
Mi avvertivano che mio padre era malato.
Così decisi che sarei andato a trovarlo nell'ospedale dove l'avevano ricoverato, in California.
Durante il viaggio ho cominciato a pensare a tutte le cose che avevo sempre desiderato dirgli e non gli avevo mai detto e come mi ero sempre ripetuto che un giorno o l'altro ci saremmo messi a chiacchierare di tutte le cose (...) Però passavano gli anni e quel momento non giungeva mai."
E' un brano tratto da "Inseguire quel sogno" Autoritratto di Springsteen, contenuto nel poderoso volume dedicato alla sua arte, "Come un killer sotto il sole", (Sironi editore, 2011), a cura di Leonardo Colombati.

"Prima che spirasse, esaminai attentamente il corpo di mio padre.
Era il corpo della sua generazione.
Non era lustro, nè forgiato in un'armatura: un semplice uomo (...)
Rimango così a lungo, poi gli prendo la mano, pesante e screpolata, tra le mie.
'Addio' mormoro baciandogli la guancia di carta vetrata, che mi rimanda il mio fiato caldo."
Questo brano, invece è tratto dalla sua autobiografia più recente "Born to run" (Mondadori, 2017)

Insomma, pur lanciato nel mondo dello 'star system' planetario dello spettacolo, Springsteen non vuole dimenticare le sue radici, segnate più dall'assenza del padre che dalla sua presenza.
La coscienza di un rapporto problematico, che oggi, ormai settantenne, si fa sempre più presente nei suoi lavori discografici, partendo dallo show teatrale a Broadway, dove , durante l'anno di repliche, ha voluto mettersi a 'nudo' davanti al suo pubblico ( repliche che, guarda caso, ogni sera, finivano con la preghiera del Padre Nostro); e poi con il suggestivo e orchestrale 'pellegrinaggio' di "Western stars", fino ad arrivare con l'ultimo "Letter to you", combattuto tra 'i fantasmi' dei morti e la certezza di una luce eterna.

"Song for orphans", è un brano ripescato tra i suoi primi, scritto all'inizio degli anni 70 e mai ufficialmente pubblicato.
E' uno Springsteen giovane, nel pieno della crisi generazionale personale e collettiva, nella ricerca di un padre, epperò non rassegnato alla condizione di orfano.
Una canzone dal testo criptico, verboso, pieno di immagini di non facile comprensione, debitrice allo stile 'Dylan'. E' lo stesso Springsteen che ammette:
"Bob Dylan ci ha dato le parole per capire il nostro cuore.
Quando arrivò Bob, ci diede finalmente le parole che mancavano.
Sapevamo che c'era qualcosa da esprimere, ma non esisteva ancora un linguaggio perchè un giovane potesse dare verbo a quello che sentiva."

"Tutto il significato del rock'n'roll sta nella parola papà"
"Un lungo imbarazzante urlo per tuo padre"


CANZONE PER GLI ORFANI

"Bene, la moltitudine si è riunita e ha cercato di fare rumore
I generali poeti neri ciechi
e i ragazzi bianchi rumorosi e irrequieti
Ma il tempo si è assottigliato
e l'asse in qualche modo è diventata incompleta
e anzichè leoni bambini avevamo pecore vecchie drogate.

Quindi fammi a pezzi Big Mama,
mentre Old Faithful fa sorgere il sole.
Credimi mia buona Linda, l'aurora illuminerà il cammino.
La Confederazione è a mio nome ora,
i cani sono tenuti a bada
l'asse ha bisogno di un braccio più forte
senti come lavorano i tuoi muscoli?

Beh, le missioni sono piene di eremiti,
stanno cercando un amico.
Le terrazze sono piene di uomini-gatto
che cercano il modo di entrare.
Quegli orfani sono saltati su montagne argentate,
persi in viuzze celesti.
Aspettano quel vecchio vagabondo di Dog Man Moses:
lui raccoglie tutti i randagi

Ebbene, i figli cercano i padri, ma i padri non ci sono più.
Le anime perdute cercano salvatori,
ma i salvatori non durano a lungo.
Quei mocciosi ribelli senza meta, che vivono le loro vite in musica,
corrono per il tempo di una candela,
in un sussurro della buonanotte e vanno via."





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