Tre madri - Fabrizio De André

"La Madonna sentiva che la creatura che aveva in seno sarebbe dovuta, un giorno morire - e questo ogni madre, cercando di non pensarlo, lo sente - ma non che sarebbe risorto. (...) quell'uomo sarebbe risorto.
Ma lei non lo sapeva.
'Avvenga di me secondo la tua parola' sulla bocca della Madonna è lo stesso che 'Signore, sia fatta la tua volontà' sulla bocca di Cristo.
La corrispondenza tra l'Angelus e la Croce è nel fatto che tutti e due dicono: 'Avvenga di me secondo la tua parola'."
(dall'introduzione di Luigi Giussani ai "Misteri del Dolore" del Santo Rosario nella guida edita da San Paolo edizioni nell'anno 2003)

"Quella piccola testolina che la Madonna, come ogni madre davanti al figlio neonato, avrà stretto senza stringerla, accarezzata con delicatezza come fa ogni madre, guardata con stupore e con ammirazione, sarebbe dovuta essere incoronata di spine.
'Salve caput cruentatum'.
Come la Madonna risentiva in sé questo male del mondo, senza dettaglio e senza accuse, ma come dolore già sterminato che doveva culminare nello sguardo alla morte di suo Figlio."
(dal commento di Luigi Giussani alla stazione in cui 'Gesù è coronato di spine' nella guida del Santo Rosario edita da San Paolo edizioni nell'anno 2003)

"Piango di lui ciò che mi è tolto
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora
che vedo spegnersi ora per ora.
Figlio nel sangue, figlio nel cuore
e chi ti chiama - nostro Signore -
nella fatica del tuo sorriso
cerca un ritaglio di paradiso.
Per me sei figlio, vita morente
ti portò cieco questo mio ventre,
come nel grembo, e adesso in croce,
ti chiama amore questa mia voce.
Non fossi stato figlio di Dio
t'avrei ancora per figlio mio."  

Nel testo del brano "Tre madri" nell'album "La buona novella" di Fabrizio De André, queste sono le parole strazianti di Maria nel dialogo tra lei e le madri dei due condannati a morte che saranno crocifissi sul Golgota insieme al Cristo.
E' il 1970, Fabrizio, un artista anarchico, di buona famiglia imprenditoriale genovese, ha già messo a segno una certa attenzione di critica e pubblico con titoli di sue composizioni come "Il pescatore", "La canzone di Marinella", "La guerra di Piero".
Tutte produzioni pubblicate a metà degli anni '60, che anticipavano la rivoluzione studentesca del '68, che, forse ancora ingenuamente, contestava le regole borghesi di cui era intrisa la società del secondo dopoguerra. Ma la crisi dei valori su cui si fondava la contestazione arriva repentina e anche il giovane De André subisce uno stallo creativo.
Finché, convinto anarchico anti clericale, ma affascinato dalla figura dalla figura interamente umana nelle vicende rivoluzionarie di Cristo raccontate dai Vangeli apocrifi, non riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa Cattolica Romana, mette in cantiere uno dei suoi migliori album della sua carriera: "La buona novella"
"Le persone meno attente considerarono quel disco anacronistico. Non avevano capito che "La Buona novella" era un'allegoria che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del '68 e le istanze dal punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico - sociale molto simili che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi di potere, contro i soprusi dell'autorità in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali"
Così si esprimeva il cantautore, chiarendo la lettura solo "politica" della vicenda del Gesù storico.
Questo limite però non censura il fatto che a livello creativo alcuni brani di questo "concept album",  rimarranno nella storia del cantautorato italiano, riconosciute universalmente, anche dalla critica cattolica più vicina alla sensibilità del Concilio Vaticano II, celebrato proprio in quegli anni.  
La figura della Madonna viene tratteggiata anch'essa nella sua dimensione totalmente umana, e arriva nel momento della crocifissione ad assumere un tratto drammatico e straziante.
Dice De André in una intervista rilasciata a ridosso della pubblicazione del disco:
"Ho cercato più di ogni altra cosa di umanizzare i personaggi, di mostrare, come la Madonna sotto la croce è anzitutto una madre, con tutta l'ossessività che hanno le madri, quando grida e non può fare a meno di gridarlo: 'Non fossi stato figlio di Dio, t'avrei ancora figlio mio'.
E Gesù Cristo non è solo, nella scena culminante della Passione, c'è il dolore umano con tutte le sue sfumature: i padri straziati dei bambini uccisi dalla persecuzione di Erode, le donne del popolo che si lasciano andare ai lamenti, le madri dei ladroni che si accaniscono contro Maria perché a loro non è concessa la consolazione che i loro figli risorgeranno.
I miei sentimenti nel guardare queste ed altre scene? Sono di pietà e di comprensione umana, disponibilità verso gli altri spinta al limite."

Ma ecco Luigi Giussani a dare un senso alla vicenda di un Dio che, nasce, miracolosamente, attraverso una Vergine, entra nella storia umana, muore giustiziato e risorge, sconfiggendo la morte per la salvezza di tutti gli uomini di ogni tempo:
"Con te, Maria, riconosciamo che non è castigo la rinuncia che è chiesta alla nostra vita, ma condizione della salvezza di essa, per l'esaltazione di essa, per l'incremento di essa.
Maria fà sì che la nostra offerta, l'offerta della nostra vita aiuti il povero mondo, questo povero mondo, ad arricchirsi nella conoscenza di Cristo e a gioire nell'amore a Cristo."


La versione live del brano "Tre madri" al Teatro Brancaccio di Roma nel febbraio 1998, è tratta dall'ultima tourneé di Fabrizio De André, poco tempo prima della sua morte. 








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