Nel nomm - Davide Van De Sfroos

"da "C'è speranza. Il fascino della scoperta"
di Julian Carron  -  Editrice Nuovo Mondo, 2021

"Le sfide recenti ce lo hanno forse fatto scoprire come mai in passato.
Ci siamo sentiti uniti nelle difficoltà, persone di fede e non credenti.
Nel rispondere alle circostanze, il credente verifica davanti a tutti, inclusi i non credenti, la sua fede:
scopre cioè se la fede lo rende consistente davanti alle prove e alle domande del vivere.
Così anche il non credente diventa compagno di cammino per il credente.
Come a sua volta il credente, con la sua testimonianza, partecipa al destino del non credente. (...)
Mario Vargas Llosa, Premio Nobel 2010, ha detto di recente: 'La pandemia ha colto tutti di sorpresa perché avevamo l'impressione che la scienza e la tecnologia avessero dominato la natura.
Siamo rimasti scioccati nello scoprire che questo non era vero.
Abbiamo visto come l'imprevisto possa condurci all'abisso. (...)'
(M.Vargas Llosa, "ley Celaà" es un disparte absoluto"  ABC, 17 Gennaio 2021)
Potremmo continuare. Ma il punto è chiaro:
a nessuno è risparmiata la realtà, con tutto quello che essa comporta. Non è risparmiata a chi non ha fede, così come non è risparmiata a chi fede ce l'ha.
L'esperienza del vivere quotidiano e le cronache ce lo mostrano senza sosta."
Il punto focale delle sue riflessioni, nei tempi della pandemia, per il già Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carron, è stata l'attenzione per l'uomo in difficoltà davanti ad un evento così drammatico, sia esso credente o meno, cercando di rispondere alle domande di senso per riscoprire la realtà dell'umano bisogno.

"Siamo parte di un infinito e c'è in noi un anelito, magari sepolto da tante cose, a ritrovarlo.
Vedo alcuni vivere come se Dio non esistesse, poi quando le cose vanno male iniziano con la lista della spesa: Dio aiutami qui, lì ...
La preghiera è altro.
Gli antichi vedevano la luce come un dono degli dei, poi la scienza ha scoperto i fotoni, ma io oggi, pur sapendo dei fotoni, non posso non vedere ancora la luce di un miracolo.
Ed è un miracolo il fatto che io ci sia e in questo momento stia parlando."
Parole di Davide Van De Sfroos, al "Corriere della Sera" nel marzo del 2019.
Ignaro, come tutti noi, cosa sarebbe accaduto pochi mesi dopo e quale sarebbe stato il tormentato rapporto quotidiano nei confronti proprio della scienza e gli scenari sanitari applicati, alla continua ricerca di quello più adeguato alla situazione.
Confronto, che spesso si è scontrato con resistenze filosofiche e religiose, complicando così l'atteso  ritorno alla normalità pre/pandemica.
Nel 2021, proprio durante l'emergenza il cantautore comasco, che ha fatto del dialetto laghèe, il punto di forza della sua fortunata carriera, decide di pubblicare il suo cd contenente canzoni scritte in epoche precedenti, ma incredibilmente attuali.
Tra queste spicca "Nel nomm", in cui il testo documenta l'eterna tensione, il duello interiore di noi uomini sballottati in una realtà che ci sfida, e come dice Julian Carron, non ci è risparmiata.
E Van De Sfroos racchiude tutti questi interrogativi in una ballata trascinante e accorata.

"Nel nomm del tutt, nel nomm del nagott (del niente)
Nel nomm del sempru, nel nomm del mai.
Nel nomm del cumè,nel nomm del quand
Nel nomm del duè (del dove), nel nomm del chi.
(...)
A volte scordo i nomi, a volte scordo il quando
A volte scordo il senso di quello che domando.
Ora il mio occhio è un proiettile stanco
e parlo con il mio Dio come a un compagno di banco.
(...)
E rid la tua ferida
perché ormai l'è una tua amisa
(...)
Qualcuno cova guerre poi scalcia come un mulo
ma è solo strategia per non sentirsi solo.
Siam figli del contrasto
Siam biglie nel secchiello
Cacciatori del disastro
con scorpioni nel cappello." 




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