Redenzione - Massimo Priviero

da "L'abbraccio" di Mikel Azurmendi (Bur Rizzoli, 2020)

"Dio non è un'idea accantonata da me cinquant'anni fa e adesso ritrovata.
Perché Dio non è un'idea, e invano si affannano filosofi a ricercarla tra argomentazioni, congetture e sillogismi, sperando soprattutto di trovare una qualche arguzia 'razionale' che conferisca loro un grande prestigio come pensatori.
Dio non è nemmeno quell'idea di 'ciò che è sacro' - così cara ai sociologi - , idea che sarebbe sorta da un errore umano dinnanzi alla perplessità esistenziale della propria comunità, la quale finì per adorarla. (...)
Termino, dunque testimoniando che Dio non è un'idea, ma semplicemente amore.
Un big bang di amore che permette a un ' io ' umano di capire che non è nulla se non si dona all'altro.
Dio è quella potente calamita che muove, rimuove, commuove tutti gli ' io ' del mondo, affinché, avvolgendosi in Lui attraverso l'amore o 'caritas', costruiamo un noi-altri sempre più umano.
Non troveremo Dio nelle enciclopedie né nei testi, non lo comprenderemo come argomentazione né cavillazione, perché Dio occupa spazio, uno spazio umano: quello che esiste tra me-e-l'altro.
Dio esiste in ciò che di più umanamente umano si possa pensare, in quel rapporto d'amore di uno con sé stesso, tra genitori e figli, alunni e maestri, vicini e bisognosi, ragazzi e ragazze.
(...)
Cosa sia Dio non lo sappiamo, ma della sua esistenza, dell'esistenza di Dio sì che ne abbiamo conoscenza, è stata quella di Gesù di Nazaret.
Un tipo attraente, generoso e umile, che ha amato perfino i più proscritti della società e ha perdonato persino i suoi carnefici: questo è stato Dio fatto uomo."

Mikel Azurmendi, antropologo e filosofo basco, è stato membro dell'ETA ai suoi inizi, per poi abbandonarla quando scelse la via del terrorismo.
Si è sempre dichiarato agnostico fino al giorno dell'incontro, per una sua ricerca di studio su alcuni fenomeni sociali, con la realtà di Comunione e Liberazione, restandone affascinato e coinvolgendosi nel percorso educativo.
Purtroppo è morto improvvisamente nell'estate del 2021, lasciando come testimonianza del suo percorso umano il suo libro-diario "L'abbraccio. Verso una cultura dell'incontro", da cui abbiamo tratto alcuni pensieri finali dal post-scriptum nell'edizione italiana.

"Ho iniziato a scrivere e poi ad incidere nella primavera del 2020.
Quel che è accaduto lo sappiamo bene. (...) Per strada mi accorgevo che tutto quel che usciva aveva un unico e preciso filo conduttore. Fossero storie più difficili da tradurre e più intense o fossero cose che forse chiamereste più 'leggere', fosse puro e personale esistenzialismo o fossero visioni del mondo o dichiarazioni di valori, tutto quel che veniva fuori aveva sempre un ipotetico filo rosso che chiamerei 'forza di vivere'.
Sia che le canzoni parlino in modo più sociale, sia dentro a storie a loro modo d'amore, siano il guardarsi dentro di un uomo lungo la sua strada. (...)
Credo ci serva coraggio. In ogni cosa. Oggi ancor più di ieri. (...)
Il destino, il cielo per chi crede, il lavoro e forse anche un pò di talento, mi han dato queste carte da giocare per tradurre chi sono.
Per condividere e comunicare il mio modo di stare al mondo.
Per bussare alle porte di quella che talvolta chiamo la mia gente. (...)
Difendo ogni giorno quello in cui credo.
Soprattutto quelli che un tempo avreste potuto chiamare valori essenziali di un'esistenza."
Ecco Massimo Priviero, presentare le canzoni dell'album pubblicato il primo ottobre del 2021.
Personaggio più unico che raro nel mondo del rock italiano; un artista considerato dagli esperti discografici, all'inizio della sua carriera, il Bruce Springsteen tricolore, ha lasciato ben presto lo star system per non sottostare a troppi compromessi, dedicando ogni suo impegno musicale al frastagliato mondo del volontariato.
Il suo repertorio è denso di composizioni nelle quali emerge tutto il suo essere partecipe alle realtà umane più fragili della società, non mancando di evidenziare il suo credo fatto di religiosità popolare diretta eredità delle sue origini che affondano nel cattolicesimo, sincero e semplice, che lo ha portato a cantare storie di soldati in guerra e di emigranti emarginati in terre straniere, drammi di pulizia etnica e rapporti difficili tra generazioni, ma sempre con una positività e una commozione verso l'umano incontrato.

"Redenzione" (vocabolo di chiara derivazione religiosa) è un inno attualissimo verso il desiderio di coinvolgimento e consapevolezza che un atto d'amore possa essere il gesto più adeguato per uscire anche dalla tragedia pandemica che abbiamo vissuto.     




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