Help me - Johnny Cash

da "Sulla soglia della coscienza. La libertà del cristiano secondo Paolo" di Adrien Candiard -
Emi edizioni

"Il fatto è che, come Paolo ha scoperto sulla via di Damasco, la vita cristiana non può essere un insieme di cose da fare per meritare l'amicizia di Dio, ma l'accoglienza di questa amicizia che Cristo propone.
Un'amicizia che, come ogni amicizia vera, non si può imporre a colpi di comandamenti: va scelta liberamente.
E' l'amicizia che, un poco per volta, trasforma il cuore umano, il quale può cambiare, non perché si sente colpevole, ma perché sa di essere amato. (...)
Paolo ce lo dice tra le righe: quel giorno è stato afferrato dall'amore di Cristo, l'amore che Cristo ha per lui, un amore così grande da avere dato la Sua vita per lui, sulla croce.
Per Paolo, che fino a quel momento aveva passato la vita a tentare di meritarsi l'amore di Dio, è uno shock scoprirsi d'un tratto amato così totalmente e senza la più piccola delle condizioni;
amato, quando non ha fatto quello che doveva, ma piuttosto il contrario, ed è diventato il persecutore di quel Dio che però non cessa di amarlo. (...)
A poco a poco, scopre il vero Paolo: non quello che egli sognava di essere, ma quello che esiste davvero, quello che Dio ha creato, quello che Dio ama.
Paolo è convertito."

Adrien Candiard (Parigi 1982) dopo essersi dedicato alla politica, entra nel 2006 nell'Ordine domenicano. Oggi risiede al Cairo, dove è membro dell' "Institut dominicain d'études orientales".
Si occupa di Islam e del rapporto con le altre religioni.
Nel 2000, scrive un agile saggio "Sulla soglia della coscienza" che ripercorre la vicenda storica e religiosa di San Paolo dalla conversione ai suoi rapporti con le prime comunità cristiane, facendo emergere l'attualità del suo apostolato.

"Mio padre aveva un'affinità con l'apostolo Paolo.
Per molti versi erano simili. Paolo era un poeta, un viaggiatore, un visionario.
Mio padre, che ha viaggiato per la maggior parte della sua vita, si è attenuto alle sue convinzioni e alle norme cristiane al meglio che poteva.
Aveva letto le parole di Paolo come una poesia, e in esse ha trovato ispirazione per tutta la vita.
Sentiva di conoscere Paolo personalmente. Per lui era il mentore, un amico e un compagno."

Sono le parole di John Carter Cash, figlio di Johnny Cash e June Carter, nella postfazione del libro di suo padre "L'uomo in bianco" (Piano B Edizioni), un romanzo sull'apostolo Paolo.
Figura leggendaria del rock'n roll americano che, praticamente fondò insieme ad Elvis Presley, Cash incarnava la vena più country gospel del movimento musicale che sconvolse la generazione giovanile nella seconda metà del novecento.
La sua storia umana e artistica è attraversata da drammi familiari e turbolenze depressive, dovute a farmaci e droghe, da cui viene letteralmente salvato dall'amore della sua seconda moglie June Carter e da una forte coscienza religiosa, da una fede cristiana che gli dà un senso alla sua vita tribolata, nonostante il successo sui palcoscenici musicali.

Dopo essere stato in Israele, agli inizi degli anni 70 a girare un docufilm sui luoghi della vita terrena di Cristo (realizzandone la colonna sonora), dopo un'ennesima ricaduta di dipendenza tossicologica, decide, come se affidasse tutto il dolore delle sue ferite corporali e spirituali alla misericordia divina, di scrivere un romanzo sulla vita di San Paolo, riconoscendolo come punto di riferimento per la sua redenzione.
Scrive nella prefazione al libro, in data 21 marzo, 1986:
"(Questo libro) (...) mi ha fatto tornare allo studio della Bibbia, alla meditazione, a rifletterci e a parlarne per la gran parte di questi ultimi dieci anni. (...)
Vi prego di comprendere che io credo.
Credo che la Bibbia, l'intera Bibbia, sia l'infallibile e indiscutibile Parola di Dio. (...)
Vorrei suggerire umilmente che alcune delle cose che ho scritto in questo libro, forse, sono il risultato di un piccolo fremito del grande magazzino della genialità di Dio."

Nella sua ultima intervista prima di morire, nel 2003 (tre mesi dopo la morte della amata moglie June)
Cash afferma:
"Ho una grande fede, ho una fede incrollabile, non sono mai stato arrabbiato con Dio, non ho mai girato le spalle a Dio. Non ho mai pensato che Dio non esistesse.
Sapevo che Lui era il mio consigliere, Lui è la mia Salvezza.
Tutte le cose belle della mia vita arrivano da Lui." 

Ma Johnny Cash, è stato, soprattutto un grande musicista; negli ultimi anni della sua vita ha costruito una fondamentale discografia prodotta dal carismatico produttore Rick Rubin, che valorizzandone fino alla fine della sua esistenza la voce intensa e via via sempre più commoventemente affaticata e flebile, lo ha visto interprete di cover del songbook rock di ogni tempo e di riproposte dal suo sterminato repertorio.
"Help me", scritta da Larry Gatlin, viene dagli primi anni settanta, ma Cash la inciderà solo in prossimità della sua morte e verrà pubblicata postuma nel 2006.

La si può considerare il suo testamento, insieme alla sua "1 Corinthias 15:55" (già visitata in una di queste "stanze"), che guarda caso è un brano delle lettere ai Corinti dell'apostolo Paolo.

AIUTAMI

"Signore, aiutami a camminare
per un altro miglio, solo un altro miglio;
sono stanco di camminare tutto solo.
Signore, aiutami a sorridere
un altro sorriso, solo un altro sorriso;
Tu sai che non posso farlo da solo.

Non ho mai pensato di dover essere aiutato prima,
pensavo di ottenere tutto... da solo.
Adesso so che non ce la faccio più.
Con un cuore umiliato e ginocchia piegate
ti sto pregando Signore, per favore, aiutami!
(...)
Togli le catene dell'oscurità,
fà che io veda, Signore, fà che io veda
dov'è il mio posto nel tuo disegno sul mondo"




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