Face it alone - The Queen

da "Sull'amicizia" di Eugenio Borgna
Raffaello Cortina Editore, 2022

"Vorrei ora riprendere e dilatare le mie riflessioni sulla solitudine, dimensione essenziale dell'amicizia, ricordando un altro pensiero di Simone Weil sulla solitudine.
Si legge in uno dei suoi "Quaderni": 'L'amicizia non deve guarire le pene della solitudine ma duplicarne le gioie'.
La solitudine non è l'isolamento, ci aiuta a rientrare nella nostra interiorità, alla ricerca dei pensieri e delle emozioni che fanno parte della nostra vita. (...)
La solitudine è relazione, ed è buona compagna nel cammino della nostra vita e delle nostre amicizie, anche se talora dolorosa, perché ci confronta con gli abissi della nostra interiorità. (...)
L'amicizia è memoria e speranza, e disponibilità ad accogliere subito una richiesta di aiuto; e questa (forse) è la qualità essenziale dell'amicizia: sapere di non essere soli, e di potere contare su di una vicinanza interiore, nemmeno scalfita dalla assenza e dalla lontananza. (...)
Non c'è amicizia se non siamo capaci di questa grande solitudine interiore che ci fa vivere in comunione con gli altri."

Eugenio Borgna (classe 1930) è uno dei più grandi psichiatri italiani. Saggista e accademico, sperimentatore di metodi per combattere la malattia psichiatrica di grande umanità, rispettosi e comprensivi del dolore del paziente.
Nel suo agile saggio "Sull'amicizia" del quale abbiamo citato queste poche righe, Borgna, attraverso riflessioni di filosofi e scrittori e scrittrici importanti, tra i quali Emily Dickson, Simon Weil, Thomas Mann, Etty Hillesum fra gli altri, percorre un tragitto di senso e valore su un sentimento fondamentale per il genere umano, appunto, l'amicizia. 

"Puoi avere tutto nel mondo ed essere ancora l'uomo più solo.
Il successo mi ha portato miliardi  e fama mondiale ma non quello di cui tutti abbiamo bisogno, un rapporto d'amore. (...) Non puoi goderti il successo così dopo anni, ti svegli al mattino e pensi: no, oggi non voglio essere una superstar, voglio camminare da solo lungo le strade e aprire il mio cuore ad una relazione, questo non è possibile."
Sono le amare considerazioni del leader del grande gruppo rock inglese dei Queen, Freddie Mercury.
Un icona  musicale e mediatica che ha percorso quasi vent'anni di grandi successi dalla prima metà degli anni 70 fino alla sua prematura morte per un virus, l'AIDS, che negli anni 80 terrorizzò l'opinione pubblica, colpendo nell'intimità sessuale di alcune categorie di persone fragili.
Assurto agli onori della cronaca, oltre che per l'esplosività della sua voce, per la potenza delle sue composizioni e l'irruenza nei concerti sempre più oceanici, fece molto parlare di sé per la gestione dei suoi rapporti affettivi, piuttosto "vivaci".
Solo dopo la morte si è scoperto un artista, un uomo di una speciale sensibilità e da come avete letto nella citazione di una insicurezza piena di domande sulla propria vita.
Un uomo alla ricerca della vera amicizia (esplicitata in tanti testi scritti per le canzoni dei Queen).
Un punto di riferimento che trovò in Mary Austin, donna silenziosa, che fu testimone della bisessualità di Mercury, che spesso confidava:
"La nostra storia d'amore è finita in lacrime ma ne è nato un legame profondo e questo è qualcosa che nessuno potrà portarci via. E' inarrivabile. (...) Ci aiutiamo a vicenda e questa è una straordinaria forma d'amicizia. Potrei avere tutti i problemi del mondo ma ho Mary e questo mi fa andare avanti."
E di problemi Freddie ne aveva, e quella solitudine, pur immerso nel carosello vorticoso dello starsystem era per lui un macigno insormontabile e solo la creazione musicale poteva alleviarne il peso.
E chissà se quell'esperienza della solitudine, così come rilevava lo psichiatra Borgna, almeno per un attimo è stata presente al grande rocker.
Forse si, e ne dà testimonianza un'inedito pubblicato nel 2022, proprio dai suoi ex compagni di band, che nell'anniversario dell'album "The miracle" del 1989, si sono trovati a ricercare provini che all'epoca erano stati scartati.
Erano i tempi in cui Mercury già cominciava ad avere i sintomi della malattia e nonostante la voce fosse ancora intatta, il suo animo si trovava di fronte alla certezza di una fine prossima e il testo di questo recupero dall'archivio dei Queen, "Face it alone", dimostra tutta l'umana drammaticità di quei frangenti.
Afferma uno dei collaboratori della band: "Il significato della canzone ha a che fare con il fatto che quando qualcosa di catastrofico si verifica nella tua vita, istintivamente ci si circonda delle persone più care e importanti."
"Face it alone" è una tipica ballata elettrica, sorretta da un'atmosfera misteriosa, quasi onirica, dove la voce di Mercury, naturalmente è grande protagonista.
Uno "scarto" destinato a diventare l'ennesimo classico dei Queen.


AFFRONTARE DA SOLO

"Quando qualcosa di così vicino e caro alla vita
esplode dentro di te,
senti che la tua anima è in fiamme.
Quando qualcosa di così profondo e così lontano e ampio
cade accanto,
le tue grida possono essere ascoltate
così forti e chiare

La tua vita è la tua
sei responsabile di te stesso.
Padrone di casa tua
alla fine devi affrontare tutto da solo

Quando la luna ha perso il suo splendore
devi affrontare tutto da solo."


































































































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