Com'è profondo il mare - Lucio Dalla

da "Dare la vita per l'opera di un Altro" di Luigi Giussani
Ed. Bur Rizzoli, 2021

"Queste due teorie (nichilismo e panteismo), queste due posizioni dettano tutti i comportamenti di oggi (tutti!); sono le uniche spiegazioni della mentalità comune generale (anche pratiche, anzi, soprattutto pratiche) che investe e ingombra la testa e il cuore di tutti, anche di noi cristiani (...)
L'una e l'altra, con tutte le loro conseguenze, hanno un gioco comune, hanno un punto di ritrovo comune: la fiducia nel potere, anche l'agognare il potere comunque concepito, in qualunque versione.
Comunque concepito, in qualunque versione, il potere è tendenzialmente dittatoriale;
il potere come unica sorgente, forma di ordine effimero, ma possibile.
Il minimo ordine, qualunque esigenza di ordine in data situazione sociale non può avere come unica sorgente certa se non il potere.
Che poi è la concezione di Lutero che, in fondo, porta allo Stato assoluto: siccome tutti gli uomini sono cattivi, è meglio che ci sia uno solo che comanda, o pochi che comandano.
Si potrebbe dire che Lenin, Hitler e Mussolini, sono identici, da questo punto di vista; ma questi, attraverso una mediazione calvinista puritana, sono identici anche agli stati democratici, americani o no - salvo che nella forma - sono identici alla Russia (...), comunque a tutti, tutti!
Lo Stato non si può mettere in atto che come totalitarismo culturale, se non è attaccato dentro il cuore da qualcosa di più cristiano delle idee e delle pratiche in cui pone tutta la sua saggezza."

E' un brano da una lezione di don Luigi Giussani nel 1997, ad un'assemblea internazionale della Fraternità di Comunione e Liberazione.
Un brano straordinariamente attuale.

"Com'è profondo il mare" ha questa simbologia: ci sono due situazioni inconciliabili.
da una parte l'uomo normale, battuto, umiliato da sempre; il popolo con la sua forza, ma con le sue sconfitte, che non riesce ad essere felice perché la sua classe viene sempre allontanata da una situazione di benessere. Per cui ci sono milioni di situazioni differenti di emarginazione e di violenza nei confronti di questa classe, nelle piccole come nelle grandi cose.
Dall'altra parte ci sono quelli che comandano, non solo perché hanno il potere, ma anche perché questa loro smania di potere è diventata caratteriale.
Il piacere è negato a una classe ed è privilegio solo di un'altra che se ne serve fino a forme di sadismo nell'opprimere l'altra classe.
Questo è il discorso che dovrebbe venire fuori dalla canzone.
Naturalmente per fare questo avevo bisogno dell'uso della metafora.
Il mare, quindi, rappresenta molte cose: l'immensità del pensiero e della coscienza oppure l'enormità delle cosa ancora da fare."

E' il 1977, Lucio Dalla, dopo l'esperienza discografica con il poeta (e tanto altro) Roberto Roversi ai testi delle canzoni, con forti venature anarco/marxiste, collaborazione che ha dato vita ad una serie di album di grande levatura artistica, ma forse troppo legata ad una elite di ascoltatori, affronta la composizione oltre che musicale, anche nei testi e, "Com'è profondo il mare", titolo del brano (una lenta ballata dall'incedere dylaniano) e dell'intero album, pur continuando ad affrontare temi sociali e storici, vuole arrivare ad una platea più popolare.
Nell'intervista, che abbiamo sopra citata, rilasciata a Gianluca Luzi nel dicembre 1977, e riproposta nel libro curato da Jacopo Tomatis per le edizioni Il Saggiatore E ricomincia il canto, introduce il brano con l'urgenza di dimostrare la sua capacità di empatia con il suo pubblico, dimostrando di non avere perso la profondità dei testi, anzi, appropriandosene in maniera più decisa, scrivendoli personalmente.

"Povertà, esclusione, disoccupazione, fame. Si parla dell'Italia debole e senza futuro.
Si parla di un'epoca in cui l'Italia è colpita dal terrorismo, dalla lotta di classe. (...)
Da lì, Dalla accompagna l'ascoltatore in un percorso storico che lo fa passare dalla Rivoluzione Russa del 1917, alla Seconda Guerra Mondiale e ai campi di concentramento, per arrivare alla bomba atomica."
Così scrive Lorenzo Maria Alvaro sul magazine Vita nel dicembre 2019.
Insomma una piccola storia sulle vicissitudini dell'umanità sottomessa ai poteri che la hanno oppresso nei vari secoli, lasciando aperto un barlume di speranza nel riscatto sociale:
"Io credo nell'uomo. Cioè nella possibilità di essere totale.
Credo moltissimo nell'amore, ma in un amore assoluto.
Credo nella possibilità di riscattarsi. Credo che nessuno debba essere mai giudicato fino in fondo.
Credo ... sostanzialmente perché sono cristiano, perché credo in Dio. Con tante contraddizioni, anche lì. Sono uno che crede. Non so ... può essere pessimista anche un uomo che crede, io però pessimista non lo sono. Non canterei mai un mondo senza inquietudine: non avrebbe bisogno di essere cantato."
(da Speciale TG1 a cura di Bruno Vespa, 1982)

La versione che proponiamo è un live trasmesso da RTSI, la TV Svizzera italiana il 20 Dicembre 1978 con la mitica formazione di quegli anni:  Ricky Portera, Marco Nanni, Giovanni Pezzoli, Aldo Banfi e Rosalino Cellamare, il futuro Ron, che diventerà il maestro arrangiatore, pochi mesi dopo, dello storico tour "Banana Republic" che vide come protagonista insieme a Dalla, Francesco De Gregori.




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