La nuova Auschwitz - Claudio Chieffo

"Il marciume che c'è negli altri c'è anche in noi, continuavo a predicare; e non vedo nessun'altra soluzione, veramente non vedo nessun'altra che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume.
Non credo più che si possa migliorare qualche cosa nel mondo esterno senza avere prima fatto la nostra  parte dentro di noi. E' l'unica lezione di questa guerra.
Dobbiamo cercare in noi stessi e non altrove ... 
Abbiamo da fare così tanto con noi stessi che non dovremmo arrivare al punto di odiare i nostri cosiddetti nemici ... non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in sé stesso ciò che ritiene di dover distruggere negli altri.
E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale."
(Etty Hillesum da "Diario 1941 - 1943", Adelphi, 1985) 

"La vita di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943, è diventata emblema del cammino di una donna che, oltre tutti fili spinati, interiori ed esteriori, ha voluto 'pensare con il cuore', alla ricerca di una sorgente molto profonda, il divino che è in noi, da riscoprire e liberare.
Partendo da un proprio percorso di autoanalisi e di indagine spirituale, Etty Hillesum, sceglie di confrontarsi con il dolore proprio e altrui, facendosi testimone delle miserie e delle ricchezze dell'esperienza del campo di concentramento."
(da un servizio realizzato da RAI Cultura, 2002)

"Etty aveva 27 anni quando iniziò a scrivere il suo Diario ad Amsterdam e 29 quando fu uccisa ad Auschwitz nel novembre del 1943, dove persero la vita anche i suoi genitori e un fratello.
Prima della sua partenza per il campo di transito nazista di Westerbork, nel nord est dell'Olanda, Etty consegnò i diari all'amica Maria Tuinzing.
Le chiese di portarli allo scrittore Klaas Smeeilik, nel caso in cui lei non avesse fatto ritorno, con la preghiera di curane la pubblicazione"
(dal sito della Fondazione Gariwo. Storie di Giusti a cura del Giardino dei Giusti di Milano)

Luglio 1967
"Il racconto e le parole di una amica che aveva visitato il campo di concentramento di Auschwitz e il film 'L'uomo del Banco dei Pegni' di Lumet, sono stati gli spunti da cui è nata questa canzone"
Parole di Claudio Chieffo per introdurre la sua "Nuova Auschwitz".
Ma ci sono altre sue riflessioni che si avvicinano a quelle di Etty Hillesum:
"Non si può risolvere il problema del male esorcizzandolo, dando sempre la colpa agli altri, ma cercando quanto ne possiamo fare, perciò l'indifferenza è il primo male"
Don Luigi Giussani, che fu di Chieffo guida carismatica nell'esperienza del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, fin dagli albori, così commentava il brano del cantautore forlivese:
"La violenza all'uomo e la disumanità di allora continua imperterrita, e coloro che sono scandalizzati di Hitler e di Auschwitz commettono gli stessi delitti senza che nessuno fiati.
Il tempo di questa violenza, di questa distruzione sempre serpeggia. (...)
Siamo immersi in una realtà che non riconoscendo Cristo, guarda all'uomo solo come allo strumento di un progetto proprio. (...)
Neanche quelle atrocità sono valse a cambiare l'uomo.
La costernazione (è)  permanente per la tragedia dei campi di concentramento, ma la saggezza cristiana fa capire che neanche quelle atrocità sono valse a cambiare l'uomo: la nuova Auschwitz è il mondo intero"




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