Auschwitz (La canzone del bambino nel vento) - Francesco Guccini

"Cari amici,
vi do il benvenuto. 
Il vostro Centro, attivo in tutto il mondo, si propone di combattere ogni forma di antisemitismo, razzismo e odio delle minoranze. (...)
Voi contribuite in modo particolare a mantenere viva la memoria dell'Olocausto.
 Nel 2016, visitando Auschwitz - Birkenau, sostai per interiorizzare e per pregare in silenzio.
Oggi, assorbiti nel vortice delle cose, fatichiamo a fermarci, a guardarci dentro, a fare silenzio per ascoltare il grido dell'umanità sofferente.
Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice.
Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria.
Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro.
(...) L'indicibile crudeltà che l'umanità scoprì settantacinque anni fa, sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria.
Ci serve per non diventare indifferenti."
(Papa Francesco alla delegazione del "Simon Wiesental Center,  20 Gennaio 2020)

"Mentre stavo studiando per l'esame di Latino ebbi modo di leggere due libri "Tu passerai per il camino. Vita e morte a Mathausen" di Vincenzo Pappalettera e "Il flagello della svastica" di Edward Russell, e così mi venne spontaneo scrivere questa canzone su un fogliettino di quaderno.
La feci cantare all'Equipe 84, perchè non sapevo se da grande avessi fatto il cantautore e infatti non ero iscritto alla SIAE e testo e musica furono firmati da un prestanome.
Ma questo non ha importanza"
Chi racconta la genesi di "La canzone del bambino nel vento", titolo originale di "Auschwitz" è proprio il suo autore, Francesco Guccini.
Ma "Il Maestrone" non si ferma alla pura cronaca di quegli anni '60, ma "provocato" dalla sua partecipazione ad un pellegrinaggio, nel 2016, a più di cinquant'anni dalla pubblicazione di "Auschwitz", proprio nei luoghi testimoni della ferocia nazista, organizzato da alcune scuole emiliane guidate dall'arcivescovo di Bologna, Matteo M. Zuppi, così affronta l'argomento della sua lontana "creatura musicale":
"Siamo partiti per questo viaggio lunghissimo, faticoso, scomodo. (...)
Dormivo su questa brandina; sono un pò lungo non ci stavo. E dicevo tra me che il viaggio era molto scomodo. Poi pensavo: 'Ma come ti permetti di pensare che sia un viaggio scomodo?!
Pensa a chi è partito in un vagone piombato.
Pensa a chi è andato là e magari non è più tornato.
Tu tornerai, tu sei un turista, sei un visitatore; magari non con l'animo del turista medio che va lì, guarda, fotografa. (...)
Il primo lager che abbiamo visto è stato Birkenau, che è una botta allo stomaco. (...)
Da lì siamo andati ad Auschwitz e abbiamo visto il famoso cancello: 'Arbeit macht frei' (Il lavoro vi renderà liberi).
Questa scritta è un qualcosa di irrisorio e violento e disgustoso, perchè questa gente arrivava e pensava proprio di andare a lavorare. (...)
Ad Auschwitz mi sono davvero chiesto che fine avesse fatto Dio mentre lì gasavano la persone.
Un gigantesco cimitero senza croci: non si può pensare alla composizione del concetto di giustizia.
Dov'è la giustizia? Che cosa è davvero? E' soltanto una parola?"

Scritta nel 1964, in un periodo ben lontano dalla turbolenza sessantottina, ma ancora carico della tragedia della II Guerra Mondiale, da un imberbe Guccini, "Auschwitz", nella sua drammaticità ha la peculiarità storica di avere suscitato contemporaneamente la profonda sensibilità umana e artistica di due grandi cantautori, lo stesso Guccini e un giovanotto che poi diventerà suo amico, Claudio Chieffo.

Il video che proponiamo è tratto da un concerto registrato alla Televisione della Svizzera Italiana nel 1982  
 



Commenti

  1. bellissimo pezzo, purtroppo la domanda finale è ancora di un'attualità agghiacciante.

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