Deus ti salvet Maria (Ave Maria sarda) - Mark Harris & Fabrizio De André

"Chi avesse accostato la Madonna dopo l'annuncio dell'Angelo, come l'avrebbe trovata?
Più che serena. Anzi, forse con qualche tratto in cui la serenità aveva delle ombre; c'era una preoccupazione in quegli occhi che guardavano l'avvenire.
Ma l'avrebbe senz'altro trovata con un cuore definito dalla letizia perché essa, conoscendo molto bene la Bibbia, chissà quante volte si è ripetuta la frase del profeta: 'La gioia del Signore è la nostra forza'. (...)
Noi sappiamo già tutto ma è il comprendere che ci manca. La Madonna non sapeva niente.
Nell'istante misterioso di quell'avvenimento misterioso, nel 'fiat' a Dio, nel suo cuore di persona che si dà, ha compreso tutto subito.
Abbiamo bisogno di comprendere quello che sappiamo, di comprenderlo con la mente e con il cuore, e certo questo è un dono, è un dono come l'annuncio fatto alla Vergine. (...)
La parola 'comprendere' è la più breve di tutto quanto il grande libro, di tutta la Bibbia: 'fiat', si!"
(da "Tutta la terra desidera il Tuo volto" di Luigi Giussani, Edizioni San Paolo , 2000, pagg.155 - 156)

"Del 'Deus ti salvet Maria', antica 'pregadoria' ancora molto presente in ambito devozionale e diffusa in tutta la Sardegna, esistono oggi numerose incisioni discografiche (...)
Ricostruire la storia di quello che è diventato il canto religioso della Sardegna per eccellenza significa tornare molto indietro nel tempo, almeno al XVII secolo, quando operò il gesuita Innocenzo Innocenzi (1624 - 1697). A lui è difatti attribuita la parafrasi mariana 'Dio ti salvi Maria' che, tradotta in sardo, si è poi diffusa in tutta l'isola (...) si data almeno alla fine degli anni Sessanta del Seicento la composizione del testo in volgare italiano e ai primi decenni del Settecento il suo transito in Sardegna e la sua traduzione in logudorese a scopi devozionali."
(Marco Lutzu, da "nota", 2020) 

"Questa è una popolazione molto sana, perché ha rispetto per i vecchi e i bambini e per il suo passato"
Nonostante il rapimento in cui fu coinvolto insieme alla sua compagna Dori Ghezzi (dall'Agosto al Dicembre 1979) Fabrizio De André non ha più lasciato la Sardegna e non si è mai scagliato contro la banda di sequestratori autoctoni, prendendo le difese della popolazione isolana, evitando la criminalizzazione nell'opinione pubblica. C'è chi ha parlato di chiaro esempio della "sindrome di Stoccolma", ma forse più semplicemente la forte impostazione culturale anarchico borghese del cantautore genovese non l'ha mai distolto dal leggere le vicende umane (anche personali) in maniera non scontata e moralistica, trovando in esse, come la riscossa della storia nelle classi emarginate, o comunque ritenute tali.
E' per questo che l'album che pubblica nell'81 (senza titolo), viene poi denominato come quello dell'indiano pellerossa, (famosa la copertina), perché, come se fosse un "concept album", (modalità di scrittura cara a De André, qui aiutato dal genio creativo di Massimo Bubola) le canzoni contenute raccontano di due popoli paralleli ma uniti dallo stesso destino di oppressione, anche violenta: gli indiani d'America e le comunità pastorizie sarde.
Ma la sensibilità di De André non ignora che esiste nella tradizione popolare dell'isola una forte fede verso la Madonna (testimoniata dalla presenza di diversi santuari dedicati alla Madre di Gesù), quindi avvia una ricerca dei canti più antichi che hanno segnato la devozione religiosa del popolo sardo.
E qui entra in campo il ruolo dell'arrangiatore scelto da De André, Mark Harris:
"De André era sempre più entusiasta e ad un certo punto mi ha chiesto: 'Belìn, ma tu conosci un pò di musica sarda?' Caso vuole che io già da alcuni anni seguissi in maniera fanatica la musica sarda tradizionale e quindi ho risposto di si, che era una mia passione. Poi mi ha chiesto se conoscessi l'Ave Maria sarda, accennando la versione che gli interessava. Era quella di una band di Oristano.
Lo invitai a casa mia per fargli ascoltare la varie versioni  e in quell'occasione mi confermò che voleva fare proprio quella versione 'alla Pink Floyd', con un coro tradizionale.
Siamo andati in Sardegna a fare le prove ma i coristi facevano fatica. (...) E lui mi ha risposto 'Belìn, cantala te!'
(da un'intervista a Mark Harris sul sito "Spettacolo" , 1 Aprile 2019).
Per la cronaca, l'arrangiatore e tastierista americano oggi sessantottenne, arrivato in Italia nel lontanissimo 1967, ha collaborato con una miriade di artisti italiani da Edoardo Bennato ad Antonella Ruggiero, da Giorgio Gaber a Mia Martini, da Eugenio Finardi a Enzo Jannacci, fino ad arrivare a Claudio Chieffo (collaborazione poi sfociata in personale amicizia)
E ha accompagnato nei concerti Fabrizio De André fino alla scomparsa del cantautore.
Ancora per la cronaca "Deus ti salvet Maria" è stata cantata durante i suoi funerali.
La figura di Maria era molto presente nell'artista genovese, già ne cantò il ritratto molto umano nella sua "Buona Novella" e certo l'esperienza del rapimento lo fece riflettere sul rapporto delle vicende umane con il trascendente:
"Mi sorpresi anche a pensare a cose cui non avrei mai pensato, se non fossimo incappati in questa avventura. Non che sia diventato credente, ma quando ti trovi impossibilitato a usare la tua volontà, cerchi qualcuno che ti preservi. Se sei di fronte al lampo, o al tuono o al gelo ti inginocchi. Visto che non hai nessuna possibilità di decidere sul tuo destino, cerchi un sostituto alla tua volontà, ti metti nelle mani di qualcuno che, in quel momento, speri che esista. E così ti arrendi alla tentazione della preghiera: non una preghiera tua, che forse non sei capace, ma una di quelle che che ti hanno insegnato quando eri bambino e che, magari, ricordi ancora a memoria."
(da "Il vangelo secondo De André" di Paolo Ghezzi, ed. Ancora, 2003)

Come nella citazione in apertura di Luigi Giussani, l'uomo "ha bisogno di comprendere (...) con la mente e con il cuore" e l'attenzione di De André a questo particolare era problematicamente implicita.
Filippo Mariotti, fattore dell'Agnata (il buen ritiro sardo dell'artista genovese) racconta in "Fratello senza peccato", opuscoletto curato da Brunella Lottiero per le edizioni 'Nulla die' nel 2017:
"Fabrizio credeva in qualcosa che esiste al di sopra di noi, non è vero che non esiste, diceva, c'è qualcosa che ci guida. C'è Qualcuno. C'è qualcosa che ci fa camminare. Fabrizio non era un cattolico, non credeva né ai santi, né ai preti, ma credeva nel divino.
E ne discuteva con me, oh si, abbiamo intere nottate a discutere di Dio."

Storie di musica e umanità.  

DIO TI SALVI MARIA
Dio ti salvi Maria che sei piena di grazia
di grazie sei insieme fiume e sorgente
Il Dio onnipotente con te è (sempre) stato
perciò ti ha preservato Immacolata
Benedetta e lodata sopra a tutti gloriosa:
Mamma, Figlia e Sposa del Signore

Benedetto il Fiore che è frutto del tuo seno
Gesù fiore divino, Signore nostro
Pregate il Figlio vostro per noi peccatori
affinché tutti gli errori a noi perdoni
La sua Grazia ci doni, in vita e nella morte
E la felice sorte in Paradiso."       




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