Io - Marracash

"Che ne sarà di noi? Nel tempo della crisi pandemica - come in ogni situazione che tocchi l'esistenza personale e sociale - questa domanda è tornata a importunarci, struggente e implacabile. (...)
L'unica risposta che ci verrebbe da dare a questo interrogativo è che nessuno può essere certo di cosa succederà.
E' infatti un'incertezza strisciante, poi dilagante, il sentimento più condiviso della nostra attuale condizione. (...) Questa posizione teorica si basa sulla constatazione sincera che il nostro modo di conoscere, sempre parziale e limitato, non ci permette mai di afferrare l'essenza indubitabile o la verità ultima sul mondo."

Così inizia uno dei capitoli, piccoli saggi, contenuti nell'interessante volume "Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca" edito da Carrocci (2021), nel quale l'autore, Costantino Esposito, professore ordinario di Storia della filosofia e di Storia di metafisica all' Università "Aldo Moro" di Bari si addentra nel fenomeno sociologico del nichilismo, cioè quella perdita dei valori e degli ideali, che ha percorso tutto il Novecento, ma che in questi ultimi tempi è emersione di un bisogno irriducibile, una chance per la ricerca di un significato vero per la nostra esperienza nel mondo, anche attraverso produzioni artistiche come romanzi, serie televisive e cinema e musica.

Dopo alcune pagine di riflessioni il capitolo - saggio si conclude così:
" Si tratta dunque di riconquistare una verità come 'mia', cui io possa assentire con tutta l'affettività della mia ragione (...)
Tra coloro che hanno messo a fuoco in maniera più convincente la certezza come una dinamica essenziale della nostra intelligenza e della nostra affettività vi è senz'altro John Henry Newman (anglicano inglese convertito al cattolicesimo e dichiarato santo da Benedetto XVI   n.d.r.) (...)
Newman dice che la certezza umana è 'la percezione di una verità, accompagnata dalla percezione della nostra verità': quando cioè una cosa vera non è solo vera, ma viene raggiunta, acquisita, assimilata coscientemente come 'nostra'.
La certezza di cui abbiamo bisogno non è solo un'assicurazione o una garanzia sulla vita, ma la fiducia in qualcosa di vero che non facciamo noi, che ci è dato o incontriamo, ma grazie a cui possiamo camminare, rischiare, finanche sbagliare senza perdere il cammino, cioè la meta. (...)
La certezza di cui abbiamo bisogno è quella per cui un io solo o narciso possa diventare un noi condiviso.
E, infatti, sin dal primo sguardo di nostra madre, quando siamo venuti al mondo, e poi via via lungo gli incontri decisivi della vita, la certezza vera è sempre un 'tu'."

"Il brano 'Io' parla delle bugie che ci raccontiamo, dell'ipocrisia, delle maschere che ci mettiamo, del fatto che ho capito che a quanto a soldi e successo confondessi il fine e il mezzo"
Chi parla è il rapper cresciuto alla periferia sud di Milano (la Barona) Marracash.
Marracash è il nome d'arte di Fabio Rizzo, nato nella siciliana Nicosia nel maggio del 1979, trasferitosi poi a Milano con tutta la famiglia. Dopo aver ottenuto il diploma di perito elettronico comincia a bazzicare gli ambienti discografici, sempre più attenti al fenomeno rap, "hardcore hip hop", che in Italia si stava affermando sempre più. A molti osservatori (e anche all'inquilino della "Stanza") considerare musica questa comunicazione fatta da cantilene, valanghe di parole, un gergo spesso violento, supportata da tappeti ritmici elettronici in cui difficilmente si può scorgere una linea di qualsivoglia melodia, è effettivamente arduo.
Certo a questa produzione si abbeverano i "millenials" che trovano nei rapper un modo espressivo per esprimere tutto il loro disagio adolescenziale, che nel peggiore dei casi sfocia nell'apatia, nel rifiuto e nell'autodistruzione. Cosa che in modo diverso ha investito tutte le epoche di contestazione giovanile, come il rock che nacque con questo impeto sociologico ed esistenziale:
certo su altre tradizioni musicali, su altre origini all'interno della società borghese e rigida del secondo dopoguerra.
Ma anche per i rapper gli anni passano e un atteggiamento e riflessioni più complesse sono occasione per una produzione più matura e meno ghettizzata.

Ed è proprio il caso di Marracash.
Già nel suo cd pubblicato nel 2020 "Persone" l'approccio ai testi rivelava un'uscita definitiva dal "mood" più greve e senza snaturare l'espressione comunicativa, si insinuava un affronto al mondo circostante più riflessivo.
Ora con il lavoro uscito alla fine del 2021, "Noi, loro, gli altri" Marracash conferma questo suo cammino artistico.
Ancora dall'intervista  sul Corriere della Sera a cura di Andrea Laffranchi, il 20 novembre 2021:
"Il mio cd racconta il momento. Siamo una società frammentata, divisa in squadre e fazioni, ognuna con la sua verità. Si rivendica il diritto all'identità, e nei casi di quella sessuale, ad esempio lo trovo giustissimo e allo stesso tempo si perde la visione d'insieme.
Sarò demodè ma il tema della 'differenza sociale' sta tornando. Film e serie tv ci mostrano quanto ognuno di noi sia solo un numero. Tornerà a bussare una coscienza collettiva. (...)
Dopo il Covid più che ostentare è il momento di farsi due domande. (...)
La chiave di questo disco è la trasparenza. Ci sono pezzi classicamente rap, ma mi sono scavato dentro.
E' stata una dolorosa ricerca della verità, come quelle che fa, Vasco Rossi."

E proprio il brano "Io" è costruito sopra un "sample" (il giro armonico preso "paro paro") tratto da un pezzo famoso del Blasco: "Gli angeli"

Marracash, è un esponente del rap italico, che al contrario di altri suoi colleghi è alla ricerca di qualcosa a cui non ha ancora dato un nome e nonostante l'improbabilità che sia un modello, anche solo musicale, per i nati dai "sixtees" in poi, è un protagonista interessante per capire un poco di più per interagire con tutto il mondo magmatico dei giovani di questo inizio millennio.
E solo Dio sa quanti ponti, oggi, bisogna costruire per comprendersi meglio.

"Quante bugie che raccontiamo a noi stessi per sentirci al sicuro,
per sentirci protetti. O chi lo sa?
Forse siamo bugiardi perchè non ci hanno detto mai la verità.
(...)
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno.
(...)
Non credo che il mondo torni più quello di prima
e nemmeno lo spero.
Ero solo davvero (...)

Io che non sono più io
io non mi fido di Dio
Io tutto e io niente
Io stasera io sempre.
Io con più niente di mio, mio
Io e nient'altro che io.

La verità non santifica, la verità non giustifica
Tempo di farsi domande, mettere l'ego da parte.
Soffocati di idealismi, condannati a non capirci.
Forse questo, forse
Siamo solo più egoisti, forse un cane e niente figli
Forse niente ha senso. (...)
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri.
(...)
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
chi non finge." 




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