Il costruttore di motoscafi / Il minatore di Frontale - Davide Van De Sfroos

"Ora, cos'è il lavoro, per essere una cosa così definitiva e decisiva (ho detto che il lavoro è l'aspetto più concreto dell'amore a Cristo)? (...) Il lavoro è l'espressione totale della persona. Se quel che abbiamo detto prima è giusto, cioè in quanto l'uomo è rapporto con l'infinito, con l'eterno, col Mistero - si può dire così: 'rapporto col Mistero', per spiegare di più la realtà, la verità di quanto dico -, allora il lavoro veramente prende tutto e tutte le espressioni della persona.
Si chiama lavoro tutto ciò che esprime la persona come rapporto con l'infinito.
Perché il muratore o il minatore i gesti che fanno, mettendo su un mattone o zappando un sotterraneo, sono rapporto con Dio: per questo devono essere rispettati, devono essere oggetto di giustizia reale e di amore anche, e quindi di aiuto.
Perché? Perché sono lavoratori e perciò sono esseri chiamati ad amare Cristo. Perché c'è un nesso tra amare Cristo e il lavoro? Perché il lavoro è la forma espressiva della personalità umana, del rapporto che l'uomo ha con Dio (Gesù definisce Dio l'eterno lavoratore) (...)
Comunque, il rapporto con Cristo decide della verità del lavoro.
Il lavoro è l'espressione dell'uomo che usa, manipola tutto ciò che gli sta attorno.
Innanzitutto il proprio corpo, la moglie, il figli, la mamma, il papà: tutto è lavoro perché è espressione dell'io."
da Luigi Giussani "L'Io, potere, le opere" ed. Marietti, 2000, pagg. 69 - 70 - 75  

Il volume da cui abbiamo tratto la citazione raccoglie gli appassionati interventi, sul mondo del lavoro e delle opere impegnate nel sociale, del fondatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, don Luigi Giussani. Quello con cui abbiamo aperto questa "stanza" è tratto da una conversazione a Milano, il 15 Novembre 1998, con un gruppo di novizi dei "Memores Domini" espressione vocazionale laica nata nello stesso movimento e pubblicata sul mensile "Tracce" di Dicembre, sempre dello stesso anno.

"Batti il passo sul vecchio ponte felice di scricchiolare, / dove hai impagliato le stagioni aspettando il loro mosaico lento. / (...) Riparti sul ponte e batti il passo, un sorriso alla pioggia e uno al sole, / prega come sai e ricorda ciò che vuoi ... / E con la scarpa, con il martello, e con il cuore ... picchia! Pica!"
Queste parole sono l'introduzione in copertina del bellissimo cd "Pica!" che rimane ancora uno dei migliori, se non il migliore per la qualità di temi e ispirazione musicale di Davide Van De Sfroos, il menestrello comasco, che dalle rive del lago lombardo dall'inizio degli anni '90, ha vinto la grande scommessa di portare la sua produzione dialettale a farsi conoscere in tutta la penisola (isole comprese), grazie anche all'aiuto di valenti musicisti e dall'atmosfera popolare (tra ballate irish e ispirazioni dylaniane) delle sue canzoni.
"Pica!", pubblicato nel 2008, viene insignito della prestigiosa "Targa Tenco" come miglior disco dialettale dell'anno e scala anche i piani alti delle classifiche di vendite nazionali e viene presentato dal suo autore come "il disco dello sforzo, del lavoro, della lavorazione, del fare le cose".
Ci sono due canzoni, in particolare, che esprimono pienamente questi concetti: la dialettale "Il costruttore di motoscafi" e 'l'italiana' "Il minatore di Frontale".
Ma per conoscerle meglio, ci affidiamo al bel racconto fatto da Paolo Iachia e Lisa Pedretti nel loro libro "Van De Sfross. Canzoni senza confini"  ed. Ancora, 2022 :
"Fortemente collegata al mondo del lavoro e della sua etica è la canzone "Il costruttore di motoscafi".
Il protagonista è una persona reale, Guido Abbate, costruttore lariano di prestigiose imbarcazioni (...) e la storia che Davide vuole raccontare è quella di un uomo che ha dedicato tutta la vita al lavoro, con fatica e sacrifici e che amava profondamente la sua professione, così come amava il lago e la sua famiglia. (...) E' questo, il costruttore di motoscafi, un uomo autentico, (...) il desiderio più grande era quello che i suoi ragazzi continuassero il mestiere che lui ha iniziato e che seguissero l'etica che lui ha avuto la coerenza di vivere fino in fondo. (...)
E' vivere dunque la parola d'ordine della canzone e dell'intero disco, non farsi scoraggiare dagli  avvenimenti che non possiamo controllare, ma soprattutto essere soddisfatti del nostro percorso e amarsi: semplicemente 'pica!' Insisti!
Ognuno di noi (...) può diventare un simbolo di vita, come, dopo Il costruttore di motoscafi, lo è "ll minatore di Frontale" (...)
Alla fine del brano, il minatore si sta godendo un breve momento all'aperto, ripensando alla sua vita così strettamente legata alla miniera (...) è spossato dal suo lavoro e dalla sua vita dura, ma è grato e felice di ciò che ha e cerca di godersi ogni bellezza che il mondo gli offre, anche quelle più piccole e apparentemente insignificanti, come il calore del sole e la freschezza dell'aria pura.
Afferma Van De Sfroos in un'intervista: 'Pica! è un grido che per me è quasi un'invocazione 'Picchia!' (...) è un omaggio a chi è partito in cerca di fortuna, tanti anni fa (...). I lavoratori a cui l'ho fatta ascoltare prima di inciderla l'hanno apprezzata sinceramente, si sono anche commossi ed è la conferma più bella di aver toccato le corde giuste." 

Grazie, dunque, a Davide Van De Sfroos per aver saputo raccontare in poesia e musica l'esperienza pienamente umana di questi lavoratori e del loro mondo di responsabilità e affetti.
Non dimenticando il richiamo al senso che tutto tiene unito di Luigi Giussani, perché come ammonisce lo scrittore francese Charles Peguy, che all'inizio del secolo scorso scriveva così:
"Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice ad un onore (...) E sono solo io - io ormai così imbastardito - a farla adesso tanto lunga. (...)
Il lavoro stava là. Si lavorava bene. Non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto."

Proprio come il costruttore di motoscafi ...







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