The Future - Leonard Cohen

"Uno dei maggiori paradossi del nostro tempo è che l'uomo, il quale ha iniziato il periodo che chiamiamo modernità, con fiduciosa asserzione della propria maturità ed autonomia, si avvicina alla fine del ventesimo secolo timoroso di se stesso, impaurito da ciò che egli stesso è in grado di fare, impaurito del futuro.
In realtà, la seconda metà del secolo ventesimo, ha visto il fenomeno senza precedenti di una umanità incerta riguardo alla possibilità stessa di un futuro, data la minaccia della guerra nucleare.
Quel periodo, grazie a Dio, sembra essersi allontanato,- ed occorre rimuovere con fermezza, a livello universale, quanto lo può riavvicinare, se non riattivare - ma rimane tuttavia la paura per il futuro e del futuro. (...)
Dobbiamo vincere la nostra paura del futuro. Ma non potremo vincerla del tutto se non insieme.
La risposta a quella paura non è la coercizione, né la repressione o l'imposizione di unico modello sociale al mondo intero.
La risposta alla paura che offusca l'esistenza umana al termine del secolo ventesimo è lo sforzo comune per costruire la civiltà dell'amore, fondata sui valori universali della pace, della solidarietà, della giustizia e della libertà. (...)
Non dobbiamo aver timore del futuro. Non dobbiamo aver paura dell'uomo. 
Ogni singola persona è stata creata ad immagine e somiglianza di Colui che è l'origine di tutto ciò che esiste.  (...) Con tali doni, e con l'aiuto della grazia di Dio, possiamo costruire nel secolo che sta per giungere e per il prossimo millennio, una civiltà degna della persona umana, una vera cultura della libertà.. Possiamo e dobbiamo farlo!"
(da Messaggio di Giovanni Paolo II all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per la celebrazione del 50° di fondazione - Palazzo delle Nazioni Unite di New York, 5 Ottobre 1995)

Questi sono solo piccoli estratti dal gran discorso con il quale San Giovanni Paolo II, nel 1995indicava ai potenti della Terra e agli tutti i popoli la strada da seguire per rimuovere guerre e ingiustizie nel mondo che, in quel tempo, sembrava vivere una nuova Primavera, dopo la fine della Prima guerra fredda a seguito del crollo del muro di Berlino e della Cortina di Ferro tra Est ed Ovest.
Col senno di poi, molti commentatori hanno decretato il fallimento della visione giovanpaolina.
Ma era lo stesso papa polacco a mettere in guardia sul pericolo che una società materialista che abiurasse le autentiche radici religiose delle conquiste della democrazia, oppure le strumentalizzasse, potesse dare forma ad un ritorno, nel ventunesimo secolo, dell'epoca del terrore nucleare.
Appunto ... 

"Il concetto di vita privata che si è sviluppato in Occidente è la vera caratteristica della nostra civiltà e ha permesso per la prima volta lo sviluppo di una libertà di pensiero che mai come adesso sto sentendo minacciata da una cultura di massa molto potente che spinge verso l'uniformazione."
Pensieri e parole di Leonard Cohen, nel 1993, un anno dopo la pubblicazione del brano "The future" contenuto nell'album omonimo.
Beh, oltre che "profetare" sul pericolo del ritorno della guerra globale, come vedremo più avanti, la visione umana e artistica del poeta ebreo /canadese lo portava a constatare il grande problema della pratica filosofica woke della "cancel culture", che in America già germinava.

Ma "The future" è un monito sulla sottovalutazione di chi vedeva nel crollo del Muro di Berlino, una sorta di "fine della Storia":
"Quando cadde il muro di Berlino, non so per quale motivo, ma la prima reazione istintiva che mi colse fu una sensazione di preoccupazione per quello che stava accadendo.
Vedere quelle immagini di gioia, di famiglie che si potevano ricongiungere mi dava naturalmente felicità, ma no riuscivo a spiegarmi quel pensiero contemporaneo di cupezza che mi attanagliava. (...)
Ho un'idea molto cupa della democrazia in Unione Sovietica e nell'Europa orientale, ma la spaccatura che è arrivata improvvisa non mi ha affatto tranquillizzato. (...)
L'abbattimento dei confini, nel senso più ampio del termine e la conseguente sparizione di diversità culturale che ne sarebbe derivata, avrebbe appiattito il senso di appartenenza delle persone e creato conformismo e banalità."

Forse, già in quel periodo Leonard Cohen, alla ricerca della propria identità spirituale che poi trovò in un monastero buddista presso Los Angeles, la cui frequentazione gli permise nei suoi ultimi anni di vita di far pace con le sue origini ebree insieme all'apertura al messaggio cristiano, intuiva la grande risorsa della religione abramitica, a cui accennava Papa Wojtyla nel suo discorso all'Onu nel 1995:
"Tutte le religioni hanno in sé un concetto di redenzione, ma la cosa triste è che ormai se ne è perso il vero significato.
L'idea di resurrezione non è l'accettazione supina di un fideismo avulso da quello che siamo, ma presuppone un rinnovamento, che può essere anche inteso come un cambiamento di direzione nel corso della propria vita, nel momento in cui non si è più contenti di se stessi e di come vanno le cose.".

Lungi dal censurare alcuni passaggi "hard" del testo, tipici della lirica di Cohen, "The future
"non vuole prendere posizioni ideologiche, ma vuole semplicemente salvaguardare un momento di certezza, magari sgradevole, ma chiaro. Leonard teme il caos che considera l'antitesi della libertà, ha come modello le grandi democrazie europee costruite nel tempo e teme le rivoluzioni repentine che danno inevitabile spazio all'odio e alla vendetta"
(Roberto Caselli, "Hallelujah. Testi commentati." Ed. Arcana, 2016)

The future è un fulgido esempio di "canzone civile", che contrasta il giudizio di chi intende il rock solo come fenomeno musicale di puro intrattenimento.

IL FUTURO

"Ridammi indietro le mie notti sfrenate
la mia stanza con gli specchi, la mia vita segreta
mi sento solo qui,
non è rimasto nessuno da torturare.
Dammi controllo assoluto
su ogni anima vivente
e sdraiati vicino a me, ragazza,
è un ordine!
dammi crack e sesso estremo (*)
prendi il solo albero rimasto in piedi
e mettitelo nel buco della tua cultura.
Ridammi indietro il Muro di Berlino
ridammi Stalin e San Paolo.
Ho visto il futuro, fratello
è un massacro.

Tutto comincerà a scivolare
a scivolare in ogni direzione.
Non rimarrà più niente
niente che tu possa misurare.
La tempesta di neve, la tempesta di neve del mondo
ha superato la soglia
e ha capovolto
l'ordine dell'anima.
Quando dissero pentitevi
mi domando cosa volessero dire veramente.

Non riesci a distinguermi dal vento
non riuscirai mai, non ci sei mai riuscita
Io sono un piccolo ebreo
che scrisse la Bibbia,
ho visto la nazioni sorgere e crollare
ho ascoltato le storie, le ho sentite tutte
ma l'amore è il solo motore della sopravvivenza.
Al tuo servo qui è stato detto
di dirlo chiaramente, senza giri di parole
è finita, non si andrà più da nessuna parte.
Ora le ruote del paradiso si fermano.
Avverti sulla tua pelle il frustini del diavolo.
Preparati, il futuro è un massacro.

Verrà spezzato l'antico codice occidentale,
la tua vita esploderà all'improvviso.
Ci saranno spettri, ci saranno fuochi nella strada
e l'uomo bianco danzante.
vedrai una donna appesa all'ingiù,
i suoi lineamenti coperti dalla sua veste cadente
e tutti quei poeti perdenti le andranno intorno
cercando di suonare come Charlie Manson
e l'uomo bianco danzante.

Ridammi indietro il Muro di Berlino
Ridammi Stalin e San Paolo
Dammi Cristo o dammi Hiroshima.
Distruggi un altro feto ora
i bambini non mi sono mai piaciuti.
Ho visto il futuro, fratello: è un massacro!"

(*) E' interessante che nel testo originale Cohen canti di "anal sex", come il massimo della trasgressione mentre nella versione più recente canti più generalmente di "careless sex" (sesso negligente, incurante, trascurato) come se negli anni della maturità riconosca nella trasgressione sessuale un vero e proprio atto negativo, anche se liberamente scelto, senza farne occasione di accezione moralistica

Una curiosità : nel 1998 il cantautore Mimmo Locasciulli pubblica una versione italiana di The future e per limare la traduzione dei versi si affida al suo amico Francesco De Gregori, che a sua volta la interpreta e la incide in una sua raccolta di successi.
Ammiratore di Bob Dylan, e non di meno di Leonard Cohen, De Gregori commenta così il testo in una intervista rilasciata al "Il Mattino", nel 2014:
"Una profezia visionaria su un futuro che io dipingo nero, ma che lui definisce 'tout court' come omicidio, quasi anticipando la guerra, il dolore, la globalizzazione, la perdita di punti di riferimento che abbiamo vissuto. (...)
Le allegorie sanguinolente di Goya non sono la realtà, ma una proiezione artistica, vale anche per l'affresco pessimista del grande cantautore canadese."

La versione che proponiamo di "The future", come è capitato in queste "stanze" per le canzoni di Cohen, è quella live del 2009, in una delle sue splendide ultime tourneé prima della sua morte.
   



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