La ballata del potere - Claudio Chieffo

"Perdonare, per molti anni, è stato per me un verbo dal suono vuoto.
Non conteneva nessun bisogno ma anche nessun obbligo; nessun nome nessun volto: non mio e nemmeno quello di chi quel perdono lo avrebbe, casomai, ricevuto.
Da buona cristiana sapevo che i buon cristiani perdonano. Ma era una teoria astratta: qualcosa dentro mi diceva che farlo - equivaleva a tradire la memoria di Gigi, la sua morte, Gigi stesso.
Così sono rimasta immobile. (...)
Da quando ho cominciato a camminare sulla strada del perdono mi sembra di percorrere un altro cammino, quello della vita, con un passo diverso.
Quella decisione del cuore ha fatto di me una donna libera che, senza più zavorre, può volare alto.
C'è un certo modo di sentire e di pensare, che interpreta il perdono come una forma di debolezza, ma io sono invece convinta che il perdono sia figlio di una forza gioiosa. E quando la eserciti rimane con te per sempre.
Il perdono è il miracolo che facciamo con le nostre mani, un ricucire che non ci rende immuni dal dolore e dalla rabbia e non toglie significato e senso alla giustizia, ma ci fa sentire parte di un tutto e per questo meno infelici e meno soli. (...)
Prego per chi amo e anche per le persone che non conosco, ma che, attraverso la mia preghiera mi diventano care e familiari. "
(da "La crepa e la luce" di Gemma Calabresi Milite  -  Mondadori, 2022)

Queste righe sono tratte dal racconto autobiografico della vedova di Luigi Calabresi, il commissario titolare nelle indagini dopo la strage alla Banca dell'agricoltura in Piazza Fontana a Milano nel dicembre del 1969, l'attentato che diede il via alla stagione della strategia della tensione terroristica in Italia, e che, dopo una campagna d'odio organizzata dagli ambienti dell'ultra sinistra e da una schiera di intellettuali d'area che lo ritenevano responsabile della morte violenta dell'anarchico Pinelli, poi risultato estraneo alla vicenda, fu "giustiziato" sotto casa, da mandanti "politici" il 17 Maggio 1972.
In questi ultimi anni, la vedova Gemma, ha fatto un nobile percorso di fede, attraverso il quale è approdata al perdono degli assassini di suo marito. 
Una testimonianza pubblica tra le più sorprendenti.

In quegli storici anni, decisivi per la vita sociale, culturale e politica per l'Italia, in un clima segnato da eventi di violenza ideologica sia rivoluzionaria che reazionaria, degenerazione delle utopie sessantottesche, l'ambiente universitario era teatro del turbolento confronto fra le intolleranti dimostrazioni negli ambiti dei giovani eredi della propaganda marxista e maoista alla ricerca di una egemonia e le esigenze di pluralismo da parte delle comunità cattoliche, fra le quali si segnalava per proposta educativa e culturale quella del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione.
"Novembre 1968.
Mia moglie studiava a Pisa e i suoi amici erano i protagonisti delle lotte studentesche.
Si sentiva molto vicina a loro e alle loro esigenze, ma avvertiva anche che 'la rivoluzione' non le bastava."
Così Claudio Chieffo racconta la genesi di "La ballata del potere" che racconta in musica e parole la cronaca di quegli anni, con una tensione umana donatagli dalla sua fedeltà all'incontro che stava vivendo con la nascente comunità di CL e con l'opera coinvolgente del fondatore Luigi Giussani che così "spiega" il brano:
"Questa canzone è stata creata alla vigilia della rivoluzione studentesca.
Quando la cantavamo, fino ad un certo punto i 'sinistri' restavano ad ascoltare un pò straniti; ma quando intonavamo una certa strofa, allora cominciavano a picchiarci: 'Ora tu dimmi, come può sperare un uomo che ha in mano tutto, ma non il perdono?'.
Questa strofa è forse l'osservazione più umana e travolgente che ci sia.
Come può sperare un uomo che non riconosce il perdono, che è l'aspetto più drammatico e più coinvolgente del rapporto che il Mistero ha con noi?
Come può sperare un uomo che non ammette il perdono come suprema forma dei rapporti?
Ma l'uomo che non spera, per il quale è prevalente il sentimento del proprio sconforto, diventa schiavo di ciò che il mondo dice.
E il mondo, presto o tardi ha sopravvento, esercita la sua negazione sulla certezza della felicità umana.
Comunque, nulla ci sarebbe stato al mondo che ci avrebbe potuto aiutare realmente.
Ma, essendoci 'bisogno di qualcuno che ci liberi dal male, Dio si è reso presente, il Mistero si è reso tangibilmente presente, carne della nostra carne."
(da "Spirto gentil. Invito all'ascolto della grande musica guidati da Luigi Giussani"   a cura di Sandro Chierici e Silvia Giampaolo   Bur saggi Rizzoli, 2011)

Insomma, le testimonianze di Gemma Calabresi e Luigi Giussani (attraverso la creatività di Claudio Chieffo) trovano la loro pienezza nella ricerca e nella capacità di perdono, proprio nella fedeltà all'annuncio cristiano.     




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