Chiedo scusa se parlo di Maria - Giorgio Gaber

"Se l'origine fosse il punto di partenza per capire l'uomo, quante opinioni potrebbero esserci sulla personalità umana e nessuna potrebbe porsi come convincente. Ma sul presente quel che è l'uomo, sul presente, non può barare nessuno, neanche Karl Marx: 'Io - scriveva a sua moglie da Manchester il 21 giugno 1856 - io mi sento di nuovo un uomo perché provo una grande passione e la molteplicità in cui lo studio e la cultura moderna ci impigliano e lo scetticismo con cui necessariamente siamo portati a criticare tutte le impressioni soggettive e oggettive sono fatti apposta per renderci tutti piccoli e deboli e lamentosi e irresoluti. Ma l'amore, non per l'uomo di Feuerbach, non per il metabolismo di Moleshott, non per il proletariato, bensì l'amore per l'amata, per te, fa dell'uomo nuovamente un uomo'
Allora, costruisci su qui! Non sul proletariato ecc ... 
Costruisci su qui! Questo è il presente da cui puoi capire cos'è l'uomo e da cui sviluppare una costruttiva immagine dell'uomo."
Dal podcast "Luigi Giussani 'Il Senso Religioso" Quarta puntata: 'Il punto di partenza', dal minuto 37 prodotto da Chora Media (su Spotify e tutte le principali piattaforme)

Composto da tredici puntate il podcast ripercorre per la prima volta dalla viva voce del sacerdote iniziatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione le registrazioni delle lezioni tenute per gli universitari di Milano tra il 1978 e il 1985.
Proprio a conclusione della puntata, la voce narrante di Michele Borghi così commenta:
"(Anche attraverso) la frase di un innamorato è con questi richiami che Giussani porta alla luce ciò che conta veramente nella vita. Risuonano inattese le parole di Marx, l'amore per l'amata. Ogni giorno della vita, diceva Giussani, è pieno di problemi, di faccende da sbrigare, di affetti da curare, di passioni da seguire è nell'impegno con la vita che affiora ciò che ogni persona è davvero, nel profondo." 

"(...) io stesso sono sorpreso per come l'attenzione sull'individuo e sulle sue debolezze prenda così tanto il sopravvento su qualsiasi tipo di intervento politico. Ora mi sembra di capire meglio quel nostro imbarazzo di allora, quel 'chiedo scusa', quella premessa, posta educatamente e sottovoce di chi ancora ha bisogno di restare su un tema personale, ma capisce che quel fatto individuale deve essere allargato (...) a un impegno più diretto sulla realtà che gli sta intorno.
Ovviamente sto parlando di 'Chiedo scusa se parlo di Maria', forse una delle nostre canzoni più conosciute. (...)
C'era stato da poco il colpo di Stato in Cile di Pinochet e Giorgio, che di solito tendeva a evitare certi festival della sinistra extraparlamentare, quella volta accettò l'invito e si presentò al Palalido di Milano durante una serata di solidarietà per le vittime del golpe. Aveva qualcosa di preciso da dire, e davanti a un pubblico che si aspettava da lui un intervento politico (...), cantò invece 'Chiedo scusa se parlo di Maria': non c'era una situazione all'apparenza più inadatta per parlare di Maria (...). Ma noi avevamo un'idea fissa: che non puoi conoscere gli altri e tutto ciò che ti circonda se non riesci a conoscere prima di tutto te stesso e chi ti sta vicino. Trovavamo gente che pretendeva di raccontarci del mondo, ma che non sapeva parlare della propria donna, solo perché non la conosceva.
Perché non è vero che l'unico motivo per cambiare le cose sono appunto i fatti del Cile o il Vietnam.
Il vero motivo sei tu."
Pubblicato nel 2013 (dieci anni dopo la morte di Giorgio Gaber) in "Vi racconto Gaber" (Mondadori Editore), Sandro Luporini, autore dei testi del 'Teatro canzone', racconta la genesi dello storico repertorio scritto con Gaber, un vero evento esplosivo nello stanco conformismo della cultura della società italiana.
Argomenti ancora attualissimi e in gran parte oggetto di attenzione tra pubblici di diversa età ed estrazione.
"Chiedo scusa se parlo di Maria" è del 1973 e andò in scena in "Far finta di essere sani".
Nel monologo introduttivo al brano, Gaber si deprime del fatto che, dialogando con un conoscente, davanti alla richiesta di approfondire la conoscenza di problemi personali di un amico, gli vengano anteposti tutti i guai del mondo. E al suo interlocutore che si lamenta di quanto gli 'faccia male il mondo' replica sconsolato, rivolgendosi al pubblico: "Gli fa male il mondo! A me mi fa male Giuseppe ... la moglie ... i figli..."

Proprio come affermava Giussani, citando Marx: "Allora costruisci su qui, non sul proletariato! Questo è il presente da cui puoi capire cos'è l'uomo e da cui sviluppare una costruttiva immagine dell'uomo."  





Commenti

  1. Come sempre, un precursore dei tempi. Grande Giorgio
    Stefano Bassignana

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