The empty chair - Sting

da "Tracce" rivista internazionale di Comunione e Liberazione, Maggio 2023

"Jim Foley era un giornalista americano freelance, rapito in Siria nel 2012, sequestrato dalle forze dell'Isis. Due anni dopo, il gruppo terroristico diffonde su YouTube un video intitolato 'Messaggio all'America', in cui viene documentata la sua decapitazione. (...)
Abbiamo incontrato Diane Foley, la madre, al New York Encounter, dove ha raccontato il suo percorso di dolore e di perdono."
Così Luca Fiore sul mensile "Tracce" introduce una bella intervista a Diane Foley, nella quale ci fa conoscere la sua storia e quella del figlio giornalista trucidato dall'Isis e le ragioni del suo drammatico perdono ai suoi carnefici:
"Non so come avrei potuto senza fede. E poiché Dio era presente fin dall'inizio, subito dopo la morte di Jim tante persone buone si sono fatte avanti. I due anni di prigionia sono stati dominati dalla solitudine. Ma dopo l'uccisione di mio figlio, in tanti ci hanno voluto aiutare e si sono presi cura di noi. 
Ci ha chiamato anche papa Francesco. E' stato molto toccante (...) ha detto che Jim è un martire (...) è stato di molto conforto. (...)
All'inizio ero davvero arrabbiata. Ho dovuto pregare molto per non rimanere imprigionata nella rabbia e nel rancore. Ma Dio salva (...) ci insegna la misericordia. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. E abbiamo bisogno di fidarci di Dio, (...) dobbiamo riconoscere che siamo Sue creature e non abbiamo una risposta per tutto. Almeno, io non ce l'ho"

Per raccontare questo drammatico episodio terroristico, il regista Josh Ralph nel 2016 realizzerà un docu-film: "Jim: The James Foley story" che avrà la nomination agli Oscar. Per l'occasione Ralph chiede a Sting di comporre un brano inedito che seguisse i titoli di coda.
Ecco il racconto dell'ex front man dei Police
"Mi è stato chiesto di scrivere una canzone per il film su Jim Foley, il fotografo-giornalista ucciso pubblicamente dell' Isis e ho guardato molte volte il film e molti filmati dei suoi colleghi che erano stati imprigionati con lui e la famiglia e alla fine ho detto: 'Non posso scrivere una canzone su questo, non posso, non riesco è troppo emotivo e intenso, credo abbiate scelto la persona sbagliata'.
Sono tornato a casa con questo pensiero e mi sono seduto intorno al tavolo con la mia famiglia ed era il giorno del Ringraziamento, pensavo come sarebbe stato perdere un membro della mia famiglia in prigionia o essere io stesso prigioniero e pensavo alle cose che ci tenevano uniti ed ho pensato che avremmo dovuto lasciare una sedia vuota per quella persona, e immaginavo che fosse una metafora specifica per quella situazione, ma poi ho concluso che potesse essere una cosa che sarebbe capitata a chiunque, e se mi fossi rifiutato mio padre mi avrebbe consigliato di chiudere gli occhi ..."

Ancora una volta Sting si dimostra sensibile e serio artista rock.
A conferma di ciò, recentemente ha affermato:
"Credo fermamente che la musica abbia una narrazione e, se l'hai costruita nel modo corretto, abbia una narrazione molto coerente. Il mio lavoro come paroliere è ascoltarla e poi trasformarla in un personaggio o in una storia. Questa è la parte più difficile e la parte più soddisfacente. (...)
Voglio migliorare e voglio imparare. Ogni sera voglio dare vita ad una canzone con la stessa curiosità, la stessa passione e lo stesso entusiasmo di quando ho iniziato."
"The empty chair", un delicato brano acustico, conclude l'album "57th & 9th" e la versione proposta è tratta dal concerto che Sting tenne a Parigi, alla riapertura del Bataclan, il locale, teatro di uno dei più efferati attacchi terroristici di marca islamista avvenuti in Europa.
Immaginate quale emozione ...   

LA SEDIA VUOTA
"Se dovessi chiudere gli occhi, in modo che la mia anima possa vedere
e c'è un posto a tavola che hai conservato per me.
Così tante migliaia di miglia per terra e per mare,
spero di osare che tu senta la mia preghiera,
e in qualche modo io ci sarò.

E' però un pavimento di cemento dove la mia testa si poserà
e anche se le mura di questa prigione sono fredde come l'argilla
c'è un raggio di sole in cui io conto i miei giorni.
Quindi non disperare per la sedi vuota,
in qualche modo io ci sarò.

Alcuni giorni sono forte, alcuni giorni sono debole
e in certi giorni sono così distrutto
che riesco a malapena a parlare.
C'è un posto nella mia testa, dove i miei pensieri ancora vagano,
dove in qualche modo vengo a casa.

E quando l'inverno arriva e gli alberi sono spogli,
e tu guardi fuori dalla finestra, nel buio lì,
penserai che io sia sempre in ritardo,
ma tieni il mio posto e la sedia vuota,
e in qualche modo io ci sarò"




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