Le lettere d'amore (Chevalier de pais) - Roberto Vecchioni

"Leggendo Fernando Pessoa mi sono accorta che le domande che lui ha avuto sono le stesse mie domande."
"Io non conoscevo molto Pessoa, mi sono accorto della sua potenza preparando il lavoro della mostra la mostra. Non è stato immediato, ho letto molti poemi e ne ho selezionato circa cinquanta, ma è stato come scoprire, pur nella distanza del tempo, che lui parla di me, scrive di me"
"Lui nei suoi versi, fa delle domande e le fa nascere meglio di me e spinge ad esigere una risposta."
"Io sono farmacista. Quando vengono in farmacia da me a chiedere le medicine, io non guardo a loro per le loro malattie ma per il fatto che sono persone  e che hanno un bisogno più grande"
"Il problema per me non è se capisco o no la poesia o se mi piaccia, ma se è possibile entrare in dialogo con Pessoa. Se cioè quello che ci dice sia vero adesso"

Queste sono voci raccolte dal Meeting dell'amicizia tra i popoli di Rimini nel 2022, dal titolo "Una Passione per l'uomo" documentate dal Quotidiano Meeting, il notiziario cartaceo della fiera.
All'interno della manifestazione universitari portoghesi che vivono l'esperienza ecclesiale di Comunione e Liberazione e volontari italiani hanno realizzato una mostra dal titolo: "Se voglio, voglio l'infinito", sulla vita e l'opera del più grande poeta portoghese Fernando Pessoa, partendo dal senso esistenziale delle sue poesie:
"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d'offendere, un cuore eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove."
(da "Poesie inedite")

Ma chi era Pessoa? Piccolo impiegato di Lisbona nato nel 1888 e morto nel 1935, di notte si trasformava e inventava decine di 'eteronimi' e decine di modi diversi di fare poesia.
Lui era dieci persone in una sola, era, insomma, per usare le sue parole "una sola moltitudine".
"Pessoa - spiega Roberto Vecchioni - era dieci persone arruffate, appiccicate in un solo essere piccolino, mingherlino, meschino, uno scrivano, un impiegatuccio che (...) di notte inventava (...) le letterature, gli stili, i futurismi portoghesi e europei.
La sua visione del mondo era assolutamente pessimistica: se Pitagora diceva che l'armonia era la regola del mondo, per Pessoa la regola del mondo è la disarmonia, l'inspiegabilità dell'esistenza."
Se tutto questo è vero, è vero anche che in punto di morte Pessoa si rimprovera però di non aver cercato un'altra prospettiva di vita. (...) Scopre cioè di aver sbagliato tutto, di non esser stato capace, per esempio, di scrivere lettere d'amore. (...)
C'era in realtà una donna che aspettava Pessoa, Ophelia Queiroz, nata nel 1990 e morta nel 1991, ma lui non avuto mai il coraggio di amarla:
"Ho perso la mia vita a cercare spiegazioni, ho scritto migliaia di pagine e niente!
Dovevo invece cercare di abbracciare questa donna e scriverle lettere d'amore"
dice Pessoa in uno dei suoi ultimi scritti autobiografici.

Dice Vecchioni: "Le lettere d'amore sono mani, carezze, toccano l'anima. La verità è nella quotidianità e non nella letteratura"
"Pessoa ha scritto migliaia di fogli, ma in realtà scriveva sempre le stesse cose, sempre meglio, in modo sempre più preciso. Io lo ritengo il più grande poeta del Novecento, si arrabatta e costruisce disperazioni sull'inutilità delle stelle, sulla fine del mondo e la rovina di essere nati.
E non si accorge di Ophelia, che lo ha amato, ha capito quest'uomo al di là delle barriere, delle incertezze, delle nebbie e delle insicurezze. Lui però non ha avuto il coraggio, la forza, la capacità o l'anima di amarla e se ne accorge negli ultimi tre giorni della sua vita. (...)
Pessoa è il compendio del Novecento: il buio, il dolore, l'assurdità del vivere (...) un pessimismo infinito, una sofferenza che si credeva inimmaginabile dopo Leopardi.
No, io non credo al dolore infinito, ma alla buona fede del maggior portoghese, si.
Per me il senso della vita, quello che ci permette di resistere alla stanchezza di esistere e al dolore di vivere, è un amore pieno e  ricambiato non un 'brillare inutile', non un 'brillare lontano'.
E invece di continuare a tormentarsi con un mondo assurdo basterebbe toccare il corpo di una donna, rispondere ad uno sguardo." ***
*** Tutta questa seconda parte di questa stanza, l'introduzione e le riflessioni di Roberto Vecchioni è tratta da "Canzoni. Roberto Vecchioni. con il commento di Massimo Germini e Paolo Jachia" Giunti / Bompiani editori, 2021)
Lettere d'amore (Chevalier de pais), Cavaliere di passaggio (uno degli eteronimi di Pessoa) fa parte dell'album di Vecchioni "Il cielo capovolto." pubblicato nel 1995. Canzone tra le più intense del suo catalogo, viene qui proposta in due versioni: una dal vivo, molto "portoghese", quasi un "fado" , e nell'edizione originale con gran apporto orchestrale.







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