Apriti cuore - Lucio Dalla
Da "Dilexit nos" (Sull'Amore Umano e Divino del Cuore di Gesù)
Lettera Enciclica di Papa Francesco - Libreria Editrice Vaticana, 2024
"Per esprimere l'amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa, senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l'importanza del cuore. (...)
In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore, mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte.
Ma ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l'interiorità richiede.
Nella società di oggi, 'l'essere umano rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso' (Romano Guardini)
L'uomo contemporaneo, infatti, si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire.
Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale-tecnologica o, l'opposto, quella istintuale.
Manca il cuore. (...)
Se il cuore è svalutato, si svaluta (...) quando non viene apprezzato lo specifico del cuore perdiamo le risposte che l'intelligenza da sola non può dare, perdiamo l'incontro con gli altri, perdiamo la poesia.
E perdiamola storia e le nostre storie, perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla fine conterà solo questo.
Occorre affermare che abbiamo un cuore, che il nostro cuore coesiste con gli altri cuori che lo aiutano ad essere un 'tu'."
Sono poche righe introduttive dell'Enciclica di Papa Francesco, nella quale il Santo Padre, dopo un serie di documenti magisteriali sulla situazione sociale e sulla protezione del creato, affonda le sue riflessioni come guida del popolo cattolico e punto di riferimento per l'intera cristianità e del mondo "laico" seriamente impegnato a dare un senso alla propria vita, sull'esistenza e ruolo del "cuore", non quello fisico, ma come espressione di un atteggiamento insito in tutti gli uomini, con tutte le implicazioni della vita quotidiana, che la tradizione cattolica cristiana riconosce nell'adorazione del Sacro Cuore di Gesù.
"Per me Dio esiste, assolutamente si. Questa è una delle poche certezze che non ho mai messo in discussione, né ho mai provato imbarazzo a parlarne in pubblico, anche quando era di moda essere atei a tutti i costi. A proposito del mio modo di credere in Dio, mia madre mi insegnò qualcosa di molto importante: che si deve essere religiosi ma non fino al punto di rinunciare alla propria indipendenza.
E di riflesso, mi insegnò la bellezza, la meraviglia del perdono. Solo perdonandoci siamo in grado di valutare per primi l'entità del nostro riscatto, provarne pietà, tenerezza e anche rimorso. (...)
Diffido della radice storica e ideologica della parola 'rivoluzione' , mi ha sempre spaventato.
Preferisco sostituirla con la parola 'cambiamento' o 'trasformazione'.
Io credo nei piccoli e grandi cambiamenti quotidiani."
Parole di Lucio Dalla tratta da una intervista all' Europeo nel 1982.
Quasi come risposta, ecco ancora Francesco dalla sua Enciclica:
"Prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali. Come insegna il Vaticano II, 'ciascuno di noi deve adoperarsi per mutare il suo cuore, aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte le cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l'umanità verso un migliore destino'.
Perché 'gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo' ".
"Cambierò, cambierò,
apriti cuore ti prego,
fatti sentire."
E' il 1990, Dalla inaugura l'ultimo decennio del Novecento pubblicando l'album "Cambio".
Ormai si cominciano ad avvertire i primi cali di ispirazione nella sua produzione: vuoi perché gli anni della giovinezza creativa stanno finendo come per gli altri suoi colleghi cantautori che hanno imperversato per il ventennio 70 /80; vuoi perché il prodotto disco/album è sempre meno sopportato, volendosi aprire ad altre esperienze artistiche che non si limitino alla pura canzone, se pur inedita: si parla di regìe teatrali, esperimenti borderline tra pop e lirica, rimpatriate artistiche con Morandi e De Gregori.
Ora Lucio punta all'immediatezza dei singoli "radiofonici" (magari aiutato nella composizione da altri colleghi (Bersani e Ron). Ma la zampata autoriale di qualità non manca mai e "Apriti cuore" è una di queste. Dalla rimane un folletto artistico fuori dagli schemi e un uomo con un forte senso religioso con un forte afflato cattolico espresso in diverse occasioni pubbliche.
Esattamente dieci anni prima che un infarto fatale lo sorprenda durante un tour in Svizzera, il cantautore bolognese pubblica un libretto di racconti brevi, oggi non più disponibile, che si conclude con queste parole, dove la parola 'cuore' è messa alla ribalta.
Da "Bella Lavita":
"Ho cambiato tante case da allora a oggi, ma non ce n'è stata una che non avesse una finestra, uno straccio di cielo qualunque che si affacciasse sui tetti delle città dove ho abitato e da dove ascoltavo, controllavo, cercavo i battiti del vostro cuore (...) E' da quello squarcio di cielo e di cuore che vi ascolterò anche quando nessuno mi vorrà più ascoltare, che vi cercherò ancora, anche se non mi verrete più a cercare. E' da lì, in alto, finché ci sarà una finestra, che il mio cuore continuerà a cantare."
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