Holy Mother - Eric Clapton

"Nel canto XXVI dell'Inferno Dante ha raccontato la morte di Ulisse. 
L'Ulisse di Dante è un uomo grande, un uomo che vive secondo tutta la statura umana, che vuole 'divenire del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore' (Inf XXVI, 98 - 99), che esorta i suoi compagni con l'espressione gigantesca 'fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza' (119 - 120), un uomo che non si accontenta dell'esperienza ordinaria - il Mediterraneo - ma vuole andare al di là delle colonne d'Ercole, fino ai confini ultimi del mondo. Di per sé sembrerebbe un desiderio buono, in fondo lo stesso desiderio di Dante: arrivare a vedere Dio! E allora perché il viaggio di Ulisse finisce in tragedia, e lui precipita all' Inferno? (...)
Perché Ulisse voleva volare usando come ali i remi, cioè voleva raggiungere Dio con le sue sole forze, le sole forze umane. E' impossibile: Dio è al di là delle capacità umane, per raggiungerlo occorre una grazia, occorre che Lui ci si faccia incontro; e la presenza di Dio nel mondo è resa possibile - dall'inizio e per sempre - solo grazie alla fede di Maria, alla sua intercessione.
Una capacità di intercessione che va perfino al di là della nostra consapevolezza:
'La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre'
(Paradiso, canto XXXI vv. 16 - 18)
La benevolenza di Maria infatti non solo risponde alle nostre preghiere, ma le precede: lei si accorge del nostro bisogno e lo soccorre prima ancora che noi stessi ce ne rendiamo conto, che arriviamo a formularlo (...)
Sì: la Madonna ha una grandezza speciale (...) è la somma, la sintesi di tutto il bene, di tutta la bellezza, di tutta la virtù di cui sono capaci le creature, di cui sono capaci gli uomini (...) Maria è il vertice dell'umanità di ciascuno.
Allora, guardare alla Madonna serve a capire di più chi sono io, serve a dire, con un soprassalto di stupore: ma allora anch'io sono 'termine fisso d'etterno consiglio'; allora la benignità, la pietate di Maria sono la stoffa di cui anche il mio cuore così debole e traditore in fondo è fatto."
Così, in un agile ma denso volumetto, dal titolo essenziale "" edito dalle Edizioni San Paolo, nell'anno 2022, Franco Nembrini, un ex insegnate di religione e letteratura, poi gran divulgatore multimediale di Dante Alighieri e della Divina Commedia, racconta la figura della Madonna attraverso le parole del Poeta e il compito di Maria per gli uomini nella concretezza della fede quotidiana.

Tutt'altra storia umana e artistica quella di Eric Clapton.
Inglese, autore, grande chitarrista e interprete, già protagonista rock star nella "Swinging London" degli anni '60 dei coetanei Beatles e Rolling Stones, all'inizio di carriera leader dei Cream e poi decenni di successi come solista, Clapton ha attraversato tutte le inquietudini e i rapporti tossici tra droga e sesso tipici di quella generazione, arrivando però a chiedersi, come tanti di quella generazione cosa farne della propria vita e il proprio talento, per non arrivare ad autodistruggersi. Infatti, nonostante le mille contraddizioni la memoria delle tradizioni e dei valori famigliari erano riconosciuti come l'ancora di salvezza e Clapton li ha sempre avuti ben presenti anche nei momenti dolorosi e drammatici che ha dovuto affrontare ed esprimerli nelle sue canzoni.
Come nel 1986, quando alla notizia del suicidio a 43 anni di Richard Manuel tastierista  di The Band (il gruppo per diversi anni accanto all'astro nascente Bob Dylan e autori pure loro di iconici brani rock) incide una preghiera - canzone (un vero e proprio gospel) invocando la Madre di Gesùla Madonna: "Holy Mother".
In futuro Clapton verrà colpito da altre vicende drammatiche come la fine violenta per una caduta da un grattacielo a New York, nel 1991, del piccolo figlio Connor avuto dalla sua compagna in quegli anni, Lory Del Santo. Come non ricordare la commovente "Tears on Heaven"?
Tornando ad "Holy Mother" così racconta nella sua autobiografia, la genesi del brano lo stesso Clapton:
"Ero completamente disperato, ho chiesto aiuto. Non sapevo a chi parlare, sapevo solo che non ne potevo più e inginocchiandomi mi sono arreso. Pochi giorni dopo, ho capito che avevo trovato un luogo che avevo sempre saputo che era lì, ma a cui non avevo mai veramente voluto credere o di cui pensavo di non avere bisogno. Da quel giorno, non ho mai smesso di pregare al mattino e alla sera, in ginocchio, chiedendo aiuto per esprimere gratitudine per la mia vita e, soprattutto, per il fatto di essere sobrio."
Scriverà il 25/10/2012 sul sito Romasette il giornalista musicale e saggista Walter Gatti:
"E' una canzone di sofferenza indifesa di completa povertà, di assoluta incomprensione di fronte a certi inspiegabili fatti della vita. (...) In 'Holy Mother' Clapton raggiunge uno dei suoi livelli più alti e belli, perché intensità e partecipazione hanno la dimensione del raccoglimento, visto che parole e musica sgorgano di fronte ad un amico grandissimo musicista che muore.
Da dove viene questa preghiera? dal cuore, dalla vita e dall'antica educazione."
Gran conoscitore della storia e dei protagonisti del rock, che nei lunghi anni della sua professione ha pure incontrato (compreso Clapton), Gatti chiosa così:
"Così bella e poderosa nella sua semplicità, 'Holy Mother' è anche una delle più evidenti prove che la preghiera è una forma ben presente nel guazzabuglio artistico che chiamano musica rock."


SANTA MADRE
"Santa Madre dove sei? 
Stasera mi sento spezzato in due
Ho visto le stelle cadere dal cielo
Santa Madre, non puoi smettere di piangere
Oh, mi serve il tuo aiuto stavolta
Fammi passare questa notte solitaria
Dimmi, per favore, da che parte girare per ritrovare me stesso

Santa Madre, ascolta la mia preghiera
In qualche modo so che sei ancora lì
Mandami un pò di pace, togli questo dolore.
Non posso aspettare ancora!
Non posso aspettarti!

Santa Madre, ascolta il mio grido
Ho maledetto il tuo nome mille volte
Ho sentito la rabbia che scorreva nella mia anima
Tutto quello che mi serve è una mano da tenere
Oh, sento che la fine è arrivata
Non più le mia gambe correranno
Sai che preferirei essere tra le tue braccia stanotte
Quando le mie mani non suoneranno più
La mia voce svanirà
Santa Madre, allora sarò sdraiato
al sicuro tra le tue braccia."

Questa versione di "Holy Mother" è tratta dai concerti tenuti da Eric Clapton, tra il 1990 e il 1991 alla Royal Albert Hall di Londra 
   













































 

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